Google è il posto di lavoro ideale: 100 anni per migliorarsi

Google ha intenzione di studiare i propri dipendenti per i prossimi 100 anni. L'obiettivo è capire come migliorarne le performance e la felicità.

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a cura di Manolo De Agostini

Google monitorerà e analizzerà l'esperienza di lavoro dei propri dipendenti per moltissimi anni, forse addirittura 100 anni. Laszlo Bock, Senior Vice President of People Operations della casa di Mountain View, ha scritto un lungo post su Harvard Business Review in cui spiega cosa farà Google per costruire, in modo più scientifico, ambienti di lavoro migliori, da cui ottenere la massima produttività e felicità.

Da anni si parla di Big G come uno dei posti di lavoro più ambiti, non solo perché è tra le aziende più innovative del mondo, non solo perché la paga è alta ma soprattutto perché si presenta come un ambiente che cerca di mettere a proprio agio il dipendente in tutto e per tutto. L'azienda però non sembra soddisfatta di quanto raggiunto e pensa che si possa fare molto di più.

"Abbiamo istituito gDNA, il primo studio a lungo termine di Google mirato a capire il lavoro. […] Siamo al secondo anno di uno studio che speriamo duri un secolo, ma abbiamo già ricevuto indicazioni sulle decisioni che possiamo prendere e che possono avere un profondo impatto sul nostro futuro e quello del lavoro in generale". Già perché è un problema di tutte le aziende. Un dipendente che non lavora bene - vuoi per cause ambientali o altro - sarà comunque poco produttivo, anche se sta sul posto di lavoro per 12 ore.

gDNA non è un classico sondaggio ma raccoglie informazioni sulle caratteristiche intrinseche dei dipendenti e ciò con cui interagiscono e li circonda. "Un gruppo di oltre 4.000 dipendenti selezionati in modo casuale completa due sondaggi approfonditi ogni anno. […] Facciamo domande su cose come la personalità, atteggiamenti culturali, i progetti di lavoro e i collaboratori, oltre che l'inserimento nel tessuto sociale che li circonda".

Larry Page, AD e cofondatore di Google

Nel breve termine Google spera d'imparare come aumentare il benessere, coltivare leader migliori, mantenere i dipendenti impegnati per periodi di tempo più lunghi, come impatta la felicità sul lavoro e viceversa. "Molto è stato scritto su come bilanciare lavoro e vita personale. Ma l'idea che ci sia un equilibrio perfetto è uno specchietto per allodole", scrive Laszlo Bock. "Per la maggior parte delle persone lavoro e vita sono praticamente inscindibili. La tecnologia ci rende accessibili a tutte le ore e le amicizie e i rapporti personali sono sempre stati una parte del lavoro".

La prima indagine del programma gDNA ha svelato che solo il 31% dei 4000 dipendenti è in grado di separare le due cose. Google li chiama "segmentors", e sono coloro che se arriva una mail fuori dall'orario di lavoro non se ne curano. Poi ci sono gli "integrators", pari al 69%, che non riescono a separare le due cose. In pratica sono coloro che controllano la posta, quasi compulsivamente, anche fuori dall'orario di lavoro.

Di quest'ultimo gruppo di persone, più della metà vorrebbe riuscire a separare meglio lavoro e vita privata. "Il fatto che una grande percentuale di dipendenti di Google vorrebbe potersi separare dal lavoro, ma non sono in grado di farlo è preoccupante, e parla chiaro sul potenziale di questo tipo di ricerca".

Google vuole capire "come progettare ambienti che permettano ai dipendenti di disconnettersi più facilmente". Nell'ufficio di Dublino, per esempio, è stato istituito un programma chiamato Dublin Goes Dark, in cui si chiede alle persone di abbandonare i loro dispositivi alla reception prima di andare a casa per la notte. I dipendenti sono apparsi subito meno stressati e più felici.

Al di là dell'equilibrio vita-lavoro ci tanti aspetti che ancora devono essere inquadrati. "Per un determinato problema, quali caratteristiche dovrebbe avere una squadra di lavoro per avere maggiori possibilità di risolverlo? Quali sono gli elementi che impattano su un'esperienza di lavoro soddisfacente e produttiva? Le massime prestazioni possono essere sostenute per decenni? Come nascono e muoiono le idee? Come possiamo, nello stesso tempo, massimizzare la felicità e la produttività?", scrive Laszlo Bock.

Google approccia quindi ai problemi del lavoro con uno spirito più incentrato alla tutela del dipendente. Sa che una persona felice è una persona più energica, più produttiva. È qualcosa che molte aziende ignorano, e che forse dovrebbero imparare: d'altronde questa grande azienda hi-tech dimostra che un altro approccio al lavoro è possibile.