Google spia per errore, l'Italia apre un'inchiesta

Google è sotto l'occhio indagatore di diverse autorità in molti paesi. In Germania vogliono avere una copia dei dati sottratti, in Italia chiedono che si blocchi tutto per indagare, mentre gli irlandesi si accontentano di una cancellazione.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Google dovrà rispondere alle autorità di diversi paesi, Italia compresa, per la registrazione di dati personali dalle reti Wi-Fi. Dopo l'ammissione (Google ha spiato tutti via Wi-Fi, per errore) di aver raccolto per errore dati come i siti visitati, frammenti di mail o immagini, Google dovrà ora affrontarne le conseguenze legali.

Essere spiati non piace a nessuno, nemmeno per errore.

Berlino ha chiesto a Google la consegna degli hard disk incriminati. Gli investigatori vogliono capire di quali dati stiamo parlando. Se Google dovesse negarsi alla richiesta formale si passerà alle maniere forti, legalmente parlando, e rischia una multa di 300 mila euro. Non molto, considerato il fatturato di Big G.

La raccolta dei dati ha suscitato interesse anche in Italia, dove il Garante per la Privacy ha aperto un'indagine "verificare la liceità e la correttezza del trattamento dei dati personali effettuato nell'ambito del servizio Street", si legge su La Repubblica.

Il Garante chiede a Google di sospendere tutte le attività sul territorio nonché ogni trattamento dei dati fino a nuova direttiva da parte del Garante stesso. L'azienda dovrà anche sobbarcarsi un po' di burocrazia e comunicare al Garante data d'inizio e fine attività (per la raccolta dei dati), finalità della raccolta, modalità e permanenza dei dati nelle banche dati aziendali.

Secondo John Simpson, avvocato per i diritti dei consumatori "Google ha mostrato di aver l'abitudine di esagerare e poi chiedere scusa quando viene pizzicata. Considerate le recenti faccende con la privacy (in riferimento a Google Buzz, NdR), non c'è assolutamente ragione di fidarsi dell'azienda quando parla delle proprie politiche di raccolta dati".

Infine ma non ultimo, anche la FTC (Federal Trade Commission), l'istituzione americana che vigila sul mercato, ha aperto un'indagine ufficiale sulla faccenda.

Google si è pubblicamente scusata e ha spiegato di voler distruggere i dati quanto prima. Siamo di fronte comunque a un errore madornale e imbarazzante, che ormai non le può evitare i riflettori mediatici e l'attenzione dei giudici. In alcuni casi andrà bene, come in Irlanda, dove le autorità si sono accontentate della cancellazione immediata di tutti i dati, come ha raccontato l'azienda. In altri casi invece sarà certamente più complicato.