Hawking, Intelligenza Artificiale per debellare le malattie

Stephen Hawking presenzia all'inaugurazione Leverhulme Centre for the Future of Intelligence: l'AI non è solo un rischio, ma anche un'opportunità da sfruttare.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Non tutte le intelligenze artificiali saranno necessariamente Terminator. Anzi, potranno essere d'aiuto all'uomo. Parola di Stephen Hawking, il fisico britannico che ieri ha partecipato all'evento inaugurale del Leverhulme Centre for the Future of Intelligence (CFI) dell'Università di Cambridge.

L'istituzione si occuperà di applicazioni di intelligenza artificiale, che ormai interessano moltissimi settori, dagli smartphone "intelligenti" ai robot chirurgici, passando per i droidi militari. Il Leverhulme Centre è stato creato grazie a un finanziamento di 10 milioni di sterline erogato dal Leverhulme Trust e vede la collaborazione tra le università di Oxford, Cambridge, Imperial College di Londra, e Berkeley, California.

Hawking

Hawking in passato si è espresso molteplici volte mettendo in guardia contro i pericoli dell'Intelligenza Artificiale, e ieri non ha fatto diversamente: "accanto ai benefici, le intelligenze artificiali porteranno anche dei pericoli, come potenti armi autonome, o nuovi modi che permetteranno a pochi di opprimere molti", però non sarà tutto negativo, se ci saranno istituzioni come il Leverhulme Centre.

"Forse grazie agli strumenti di questa nuova rivoluzione tecnologica, saremo in grado di annullare alcuni dei danni apportati dall'industrializzazione [...] Cercheremo di debellare definitivamente la malattia e la povertà [...] Ogni aspetto della nostra vita sarà trasformato".

Insomma, "il successo nella creazione di intelligenze artificiali potrebbe essere il più grande evento nella storia della nostra civiltà" sostiene Hawking. Una chiave di lettura insolitamente positiva, che se ci pensiamo bene non contraddice la sua visione: ha sempre sostenuto che le AI possono essere utili, se tenute sotto controllo, e così resta, nonostante ammetta che "causeranno disagi alla nostra economia, e in futuro, potrebbero sviluppare una volontà propria, in conflitto con la nostra".

Proprio quest'ultimo è il punto centrale della questione: al Leverhulme Centre lavoreranno i ricercatori specializzati in diverse discipline, rappresentanti dell'industria e politici su progetti per la regolamentazione delle armi autonome, e per l'attenta valutazione delle implicazioni che potrebbe avere l'intelligenza artificiale sulla nostra società.

"L'AI è estremamente eccitante. Le sue applicazioni pratiche possono aiutarci ad affrontare importanti problemi sociali, e a facilitare lo svolgimento di molte attività nella vita quotidiana", ha detto Margaret Boden, professore di scienze cognitive. Finora la tecnologia ha portato a grandi progressi, ma se abusata "presenta gravi pericoli". Ecco perché il "CFI si prepone lo scopo di anticipare questi pericoli, guidando lo sviluppo delle AI in forme human-friendly".

È questa la chiave di interpretazione che mette d'accordo tutti: usare le AI per migliorare noi stessi e l'ambiente in cui viviamo, garantendo al contempo che "sistemi artificiali intelligenti abbiano obiettivi in ”‹”‹linea con i valori umani" e che in nessun modo si evolvano spontaneamente in "nuove direzioni, non gradite".

La questione non è se sia giusto o meno questo approccio, ampiamente condivisibile, ma se ci riusciranno all'atto pratico.