Avatar di Andrea Maiellano

a cura di Andrea Maiellano

Author

Un recente articolo del The Wall Street Journal (WSJ) ha svelato che persino coloro che hanno investito i propri soldi nell’acquisto degli occhiali “smart”, Ray-Ban "Stories" di Meta, stanno evitando di utilizzarli.

Secondo quanto riferito, centinaia di migliaia di questi occhiali giacciono inutilizzati nei cassetti dei proprietari, gettando una luce negativa su questo peculiare prodotto.

Meta, all'epoca ancora conosciuta come Facebook, lanciò i Ray-Ban Stories nel corso del 2021. Si tratta dei primi occhiali smart realizzati per le masse dall’azienda, equipaggiati con un processore Snapdragon, due fotocamere frontali da 5 MP e altoparlanti per l'ascolto audio. Grazie alla collaborazione con l'azienda leader del settore, EssilorLuxottica (che produce anche gli Oakley e rappresenta svariati marchi di lusso quali Burberry, Prada, Swarovski e Tiffany & Co.), gli occhiali sono parte della collezione Ray-Ban.

Al netto di tutto questo, però, un documento aziendale di febbraio scorso, riportato dal WSJ, ha rivelato che meno del 10% dei Ray-Ban Stories venduti viene effettivamente utilizzato. Nonostante le 300.000 unità vendute da Meta, il numero di utenti attivi, su base mensile, del prodotto si aggira intorno ai 27.000.

Nonostante il loro design discreto e il peso ridotto, (appena 5 grammi in più rispetto ai Ray-Ban Wayfarer) gli occhiali non sono riusciti a mantenere alto l’interesse degli acquirenti, a differenza di altre tecnologie indossabili come i Google Glass.

Ci si sarebbe aspettati, infatti, che chi ha speso all'incirca 300$ (i prezzi al lancio partivano da 299$ per il modello base mentre ora partono da 209$) per un prodotto del genere, avrebbe fatto il possibile per utilizzarli su base quotidiana.

Tuttavia, le ragioni per cui le persone evitano di indossare i loro Stories non sono state esplicate nell'articolo del WSJ, facendo solamente riferimento ad alcune problematiche legate ai comandi vocali, all'audio di qualità non ottimale rispetto ad altre soluzioni concorrenti, ad alcune imperfezioni in termini di connettività e ad alcune sbavature in termini di durata della batteria.

Si tratta, ovviamente, delle lamentele più presenti nelle recensioni del prodotto da parte di critica e pubblico, le quali hanno generato una frustrazione tale negli acquirenti che si è tradotta non solo in occhiali abbandonati sugli scaffali ma anche in un sostanziale numero di resi. Si stima, infatti, che il tasso di restituzione degli occhiali sia del 13%.

Il documento interno di Meta, citato dal WSJ, afferma: "Dovremo comprendere meglio perché gli utenti smettono di utilizzare gli occhiali, iniziando a promuovere l'adozione di nuove funzionalità e mantenere gli utenti coinvolti e fedeli."

La sfida di convincere le persone ad acquistare gli Stories è stata sempre ardua per Meta, soprattutto considerando che il prodotto appartiene a una categoria emergente, tuttavia, l’articolo del WSJ mette in luce come le difficoltà nell'adozione del prodotto non si limitino alla fase dell'acquisto. Il rapporto, infatti, evidenzia che Meta ha fallito nel fidelizzare i possessori degli occhiali ad utilizzarli regolarmente, a causa di un prodotto ricolmo di sbavature e da un utilizzo, in ambito social, poco impattante.

Nonostante la scarsa performance dei Ray-Ban Stories, sembra che Meta sia decisa a portare avanti i piani per una seconda generazione di occhiali smart, prevista per il prossimo autunno. Un  aspetto interessante se si considera che Meta ha registrato perdite operative di 7,7 miliardi di dollari tra il 1° gennaio 2023 e il 30 giugno 2023, proprio nella divisione dedicata ai wearable.