Il blocco anti-pirateria nel browser piace a Tim Berners-Lee

Il World Wide Web Consortium (W3C) ha approvato lo standard Encrypted Media Extensions, che potrebbe rivoluzionare il mondo della lotta alla pirateria online.

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a cura di Dario D'Elia

Il World Wide Web Consortium (W3C), l'organizzazione mondiale per lo sviluppo del Web, ha approvato uno nuovo standard che consentirà ai sistemi di gestione dei diritti di copyright (DRM) di interagire direttamente con i browser.Si chiama EME, Encrypted Media Extensions, e in verità il suo sviluppo procede in sordina da almeno 5 anni in collaborazione con Chrome, Firefox, Safari, Internet Explorer, Edge e Netflix. In pratica dovrebbe consentire alle piattaforme streaming e ai detentori di copyright di proteggere i propri contenuti dalla fruizione pirata. Per altro dovrebbe risolvere il problema delle installazioni di plugin aggiuntivi.

EME2

Com'era prevedibile nell'ambiente sono scoppiate polemiche poiché si profilerebbe un potere sproporzionato nelle mani degli sviluppatori di browser e content provider, rispetto ai consumatori ed esperti di sicurezza. Electronic Frontier Foundation si è detta preoccupata.

I temi più critici che si sono manifestati in sede di revisione sono almeno sette:

  • Protezione inadeguata degli utenti
  • Difficoltà nel supporto delle specifiche da parte dei progetti free software
  • Mancanza di definizione delle implementazioni CDM
  • Mancanza di accordi in relazione alle norme anti-circonvenzione
  • Dubbi sull'adattamento alle esigenze delle persone con disabilità
  • Sfida per i nuovi entranti del mercato e specifiche inadeguate per l'Open Web
  • Archiviazione dei contenuti

Cory Doctorow di EEF ha scritto un lungo post di critica sottolineando soprattutto che per gli specialisti in sicurezza questa novità sarebbe un ostacolo al lavoro: negli Stati Uniti la violazione del DRM, anche a scopo di sicurezza, può essere considerata un reato.

Non meno importante il blocco di fatto di tutti quei plugin che consentono traduzioni e sottotitolazioni dei video. Senza contare gli strumenti che allertano gli epilettici per la presenza di illuminazioni rischiose nei filmati. Infine EME non fa riferimento a uno standard di cifratura specifico.

EME

Tim Berners-Lee e Philippe Le Hégaret del W3C hanno risposto in un lungo post a molti di questi quesiti sostenendo al contrario di quanto possa sembrare che EME è un salto in avanti per l'accessibilità. Non solo rispetta gli standard specifici più diffusi ma semplifica l'attività degli sviluppatori di browser poiché riduce l'impiego di plugin. Inoltre i due specialisti sostengono che gli utenti potranno godere di una maggiore privacy, perché da browser si potranno stabilire quali e quante informazioni fornire ai provider.

Sul fronte sicurezza Tim Berners-Lee spera in un accordo fra le parti in causa per consentire ai ricercatori in sicurezza di essere protetti dalle eccezioni previste dal Digital Millennium Copyright Act.

"I servizi online potrebbero pubblicare contenuti senza DRM?", ha scritto Tim Berners-Lee. "Beh certo, una gran quantità di contenuti sono su Internet senza DRM. Si parla solo dei film costosi che se messi online senza cifratura rendono troppo semplice alle persone la copia, di fatto il mondo utopico dove le persone pagano volontariamente il prezzo pieno per i contenuti non funziona".

Sebbene EME sia stato approvato EFF si opporrà con ogni mezzo per bloccare il progetto. Inoltre non è chiaro quando e se cambierà qualcosa per gli utenti a breve termine. Ad ogni modo pare che i principali browser siano già potenzialmente compatibili. Netflix lo sta usando da tempo nella distribuzione dei suoi video con HTML5...


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