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Il computer che si fa i programmi da solo esiste, crescerà?

Si dice spesso che i computer avranno sempre bisogno di qualcuno che li programmi, ma non è detto che sarà sempre così. Una ricerca condotta da Microsoft e Università di Cambridge, infatti, ha portato a creare un computer che può creare da solo alcuni semplici programmi.

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Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Pubblicato il 23/02/2017 alle 11:05 - Aggiornato il 27/02/2017 alle 17:35

Avrete sentito quel vecchio adagio secondo cui "il computer è una macchina stupida, fa solo quello per cui è programmata". Nella sua semplicità, questo assunto è sempre stato vero. Ma le cose potrebbero cambiare, visto che Microsoft e l'Università di Cambridge hanno realizzato il sistema DeepCoder.

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Si tratta di un'intelligenza artificiale che, a livello elementare, è in grado di creare da sola programmi informatici. L'utente deve solo indicare che cosa vuole fare, diciamo scovare i numeri primi da 0 a 1000. A quel punto DeepCoder cerca tra migliaia di routine già esistenti per assemblare un nuovo programma. Non è molto diverso da quello che fa un programmatore in carne e ossa.

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Questo sistema rende quindi molto più semplice la stesura di programmi elementari, e rende la programmazione accessibile anche a chi non ha una formazione specifica. Una volta sviluppato questo approccio permetterebbe a chiunque di descrivere un'idea alla macchina e lasciare che quest'ultima faccia il resto - per dirla con Marc Brockschmidet, uno dei creatori di DeepCoder.

Combinato con le IA che capiscono il linguaggio naturale, c'è il potenziale per fare grandi cose. Non è difficile immaginarsi una persona che parla al proprio computer, o telefono, chiedendo di fare qualcosa. E l'AI che crea un programma ad hoc per rispondere alla richiesta.

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Il vantaggio più ovvio è che una IA può cercare codice esistente in modo molto più efficiente di quanto possa fare un programmatore in carne e ossa. E può anche essere più creativa nell'assemblare diversi frammenti tra loro, se non altro perché più fare più tentativi in meno tempo. Nei test, DeepCoder si è rivelato capace di creare semplici programmi in qualche frazione di secondo, dove sistemi precedenti ci mettevano diversi minuti. DeepCoder inoltre è un sistema dotato di deep learning, come il nome lascia supporre, e dunque impara facendo. Ogni attività svolta, in altre parole, lo rende più bravo.

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"Il potenziale di automazione offerto da questo tipo di tecnologia potrebbe significare davvero un'enorme riduzione dello sforzo necessario alla creazione di codice", ha commentato Armando Solar-Lezama del MIT. E aggiunge che per ora i programmatori umani non hanno di che preoccuparsi; tuttalpiù Deep Coder potrebbe aiutarli a velocizzare le parti più noiose e ripetitive del lavoro, così potrebbero concentrarsi su quelle più complesse e creative.

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Solar-Lezama descrive un'attività che spesso viene chiesta ai giovani programmatori in formazione, e che in effetti è utile per imparare a fare di più, meglio o più in fretta. Se quella fase viene automatizzata, il percorso per diventare un bravo programmatore potrebbe magari diventerà un po' più difficile.

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Al momento DeepCoder è in grado di rispondere a richieste con circa 5 linee di codice, quindi siamo a livelli davvero basilari. D'altra parte cinque linee di codice ben scritte e nel linguaggio giusto possono portare a risultati strepitosi. "Generare frammenti di codice molto grandi in un colpo solo è difficile, potenzialmente irrealistico", aggiunge Solar-Lezama. "Ma i programmi molto gradi sono fatti mettendo insieme un sacco di piccoli frammenti".

Al momento dunque Deep Coder è un interessante esperimento con risultati stimolanti. Con queste cose tuttavia è sempre importante guardare le cose in prospettiva, e ricordarsi che i miglioramenti seguono sempre una linea esponenziale. Cinque anni fa non esistevano AI commerciali in grado di interpretare la lingua, oggi sono quasi pronte a tradurre romanzi.  

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Se "per ora" i programmatori possono stare tranquilli, sarà ancora vero anche tra qualche anno? Quando si parla di automazione e posti di lavoro persi, spesso e volentieri qualcuno risponde che "ci dovrà pur essere qualcuno che programma e fa manutenzione alle macchine". E se non fosse così? E se i computer si potessero programmare da soli?

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