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Il governo UK vuole mollare Microsoft per l'open source

Il governo di David Cameron sta pensando di passare al software open source per risparmiare.

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Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Pubblicato il 29/01/2014 alle 14:57 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:49

Il governo britannico di David Cameron sta pensando di passare all'open source, nella speranza che la scelta a lungo termine si tramuti in un risparmio rispetto al denaro speso oggi per le licenze, come avvenuto per la città di Monaco di Baviera. Si parla di cifre molto grandi: solo per le licenze Microsoft Office nel 2010, infatti, Downing Street ha speso circa 240 milioni di euro.

"Il software che usiamo nel governo è ancora offerto da poche grandi società. Un piccolo oligopolio che domina il mercato", ha spiegato il ministro Francis Maude, convinto che si potrebbe risparmiare molto usando strumenti senza costi di licenza.

Open source o proprietario? Mica te lo ordina il Dottore

Maude ha individuato il punto di partenza nel formato dei documenti, da rendere obbligatorio. "Potrebbe non sembrare l'avvio di una rivoluzione", ha detto, "ma non dubitate: l'adozione di standard obbligatori nel governo minaccia di spezzare il lucchetto dei formati proprietari. In cambio apriremo la porta per molti altri fornitori di software".

Se il governo di David Cameron decide di aprirsi al software open source è senz'altro una notizia rilevante, ma il cambiamento non passa certo solo dai gabinetti più importanti del mondo. Una recente ricerca SDA Bocconi e Red Hat infatti ha misurato un'interessante penetrazione dell'open source anche presso le aziende italiane con la ricerca "Open Source, una scelta di efficienza e di innovazione", svoltasi nel corso del 2013.  

I ricercatori hanno proposto a molte aziende italiane di ogni settore di rispondere a un esteso questionario sull'open source, giungendo poi a conclusioni interessanti. Per esempio si afferma che "le aziende mostrano una grande fiducia verso le soluzioni aperte, visto che le hanno implementate a supporto di tutti i processi aziendali, critici e non", non solo per ridurre i costi - comunque la causa principale - ma anche per avere una importante "indipendenza dal fornitore".

Le aziende che hanno scelto software aperto in Italia "si dichiarano soddisfatte", ma soprattutto ci si aspetta che in futuro ne arriveranno molte altre (i cosiddetti late comers). Tanto che si prevede una crescita tra l'83% e l'89% nelle aziende che scelgono open source.

Non mancano ovviamente alcuni nodi critici che andranno sciolti: in primo luogo le aziende temono ancora di non trovare nel mondo open source un'offerta adeguata quanto a supporto tecnico specializzato, e in secondo sono le aziende stesse ad essere ancora prive o mal guarnite quanto a personale interne con competenze specifiche in ambito open source.

"Nei prossimi anni" conclude con ottimismo il documento, "dovremmo assistere a un progressivo ulteriore avvicinamento di domanda e offerta OS che potrebbe rendere soluzioni open e proprietarie come perfettamente alternative anche agli occhi delle aziende più scettiche". Ne siete convinti anche voi?

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