Il nuovo redditometro cerca l'evasore su 128 banche dati

Controlli incrociati su 128 banche dati con il nuovo redditometro che parte oggi. Caccia agli evasori a partire dai redditi 2009.

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a cura di Manolo De Agostini

Controlli incrociati su 128 banche dati: parte oggi il nuovo redditometro, che l'Agenzia delle Entrate ha messo a punto per scovare gli evasori, cioè chi fa la cresta su quanto deve al Fisco. I "cervelloni", dopo mesi di test, inizieranno le verifiche sui redditi del 2009, dichiarati nel 2010 alla caccia di irregolarità. Se sarà riscontrata una differenza superiore al 20% tra il reddito e le spese, scatterà l'accertamento.

"All'inizio gli ispettori fiscali si concentreranno sulle incongruità più evidenti. Poi pian piano i controlli saranno estesi, tanto che ne sono previsti a regime 35 mila l'anno, anche se i contribuenti onesti avranno poco da temere", scrive il Corriere della Sera.

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"L'accertamento sintetico […] prevede un doppio contraddittorio tra il Fisco ed i contribuenti ancor prima dell'apertura formale dell'accertamento ed alcune garanzie specifiche, che con il vecchio sistema non c'erano", scrive il giornale di via Solferino. Insomma, nel caso qualcosa non quadrasse il contribuente sarà invitato negli uffici dell'Agenzia dell'Entrate dove potrà, carte alla mano, illustrare la propria situazione.

Nel caso le prove portate dal contribuente fossero ritenute valide, la trafila finirà immediatamente, ma "se il Fisco dovesse invece avere ancora dei sospetti si aprirebbe una seconda fase del contraddittorio, più approfondita", aggiunge il Corriere. "Il Fisco chiederebbe ragione ai contribuenti anche delle spese stimate, cioè di quelle più piccole ed appunto calcolate in base agli indici Istat (come il vitto, le spese per i vestiti, i trasporti, il tempo libero). In questo caso potranno essere opposte dai contribuenti anche argomentazioni logiche (e non necessariamente prove documentali) per contestare le spese presunte (per esempio l'uso dell'auto di un parente o della mensa aziendale)".

E nel malaugurato caso in cui la situazione non venga totalmente chiarita, scatterà l'effettivo accertamento. "A quel punto non restano che due strade: pagare entro quindici giorni per avere le sanzioni ridotte, oppure avviare un contenzioso, ricorrendo alla giustizia tributaria". La speranza è che i cervelloni dell'Agenzia non facciano pasticci, vessare un contribuente onesto, specie in questo momento di crisi economica, è l'ultima cosa che deve avvenire.