Il problema della soddisfazione

Negli USA il tasso di crescita dell'e-commerce è calato a picco: il boom è alla spalle, adesso bisognerà migliorare i modelli di business

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a cura di Dario D'Elia

Il problema della soddisfazione

Oltre a questo motivo non è da sottovalutare l'impegno delle grandi catene tradizionali nel tentare di rendere i prezzi on-street più competitivi e la "vendita" più coinvolgente. Secondo Nancy Koehn, docente alla Harvard Business School che di occupa dei comportamenti dei consumatori, questa inversione di tendenza evidenzia anche i limiti psicologici del commercio elettronico. Un vero negozio regala maggiori soddisfazioni, rispetto ad uno elettronico, come ad esempio il contatto con l'oggetto dei propri desideri. Inoltre, non bisogna dimenticare che l'interazione online richiede un pc e quindi ricorda non poco il rapporto con il proprio lavoro quotidiano.

"Non si va su Amazon e si pensa… sono un po' depresso, giro un po' e mi lascio trasportare", ha sottolineato Koehn. " E poi detta tutta i venditori online solo diventati più avidi, e i prezzi sono saliti".

"La risposta al problema è nel crescente successo di un modello di business ibrido, detto clicks-and-bricks, che sposa il commercio elettronico a quello tradizionale", ha spiegato Dan Whaley. In pratica si acquista online, e poi magari si ritira in negozio. Ad esempio il rivenditore di libri Borders permette di prenotare testi di ogni genere online e poi l'acquisto negli store della catena. "Non si può immaginare quanto sia diventata potente questa strategia", ha aggiunto Wahley.

Barnes & Noble ha realizzato una serie di aree sul suo sito che permettono attività di confronto come avviene off-line: ecco quindi book club, reader forum e interviste con gli autori. "Speriamo di far sembrare il mondo online come quello reale", ha dichiarato Marie Toulantis, CEO di BarnesandNoble.com. "Emuliamo l'esperienza in negozio con il club online".

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