Il sapere a portata di click
Qualsiasi sia la ragione che ci porta a digitare qualcosa nella homepage di Google, sempre più spesso il risultato è estremamente volatile. Visualizziamo l'informazione, la usiamo fino a che ci serve, e poi la rimuoviamo. Si può sempre tornare online, casomai dovesse servire ancora. Sembra una meraviglia, il principio di economia (massimo risultato con il minimo sforzo) portato al massimo dell'efficienza.
Una vita più semplice, a prima vista. Tuttavia l'aggettivo semplice può assumere diversi significati, e non tutti positivi. Se smettiamo di esercitare la memoria per svolgere i doveri quotidiani, inevitabilmente smettiamo di mettere in moto anche i meccanismi di elaborazione (mancano infatti i dati da elaborare); nessuno ci garantisce che avremo la voglia di "faticare" per questioni non onerose, e non è detto che non ricorreremo alla tecnologia anche per ricordarci l'anniversario di nozze, o il compleanno del piccolo, restando tuttavia al riparo dal rischio di crisi familiari.
Smettiamo di ricordare le parole difficili, tanto ci sono Google e dizionari, mettiamo fine alla paura di perdere l'agenda, tanto ci sono google e outlook, smettiamola di pianificare la settimana, tanto ci sono google e amici; e perchè imparare la storia?, Google può dirci ogni cosa in ogni momento, e di certo ricorda le date meglio di noi.
La tecnologia dell'informazione tende a imitare la mente umana, nella sua struttura. Non è quindi illecito affermare che quanto detto ci porta a "liberare risorse" nella nostra mente. Ma le differenze restano, e notevoli. Un banco di RAM inutilizzato per mesi, mantiene inalterate le proprie capacità, così come un hard disk; ma purtroppo non si può dire lo stesso del nostro cervello. Sembra vantaggioso delegare a Google, o a chi per lui, lo sforzo di ricordare, eppure dovremmo tener presente che, con lo sforzo, rinunciamo anche alle abilità che derivano dall'allenamento.
Forse il famoso gioco per Nintendo DS, Brain Train, è un primo segnale; dalla tecnologia sta arrivando anche il rimedio all'atrofia (ancora potenziale) delle capacità mentali. Certo, possiamo scegliere cosa ricordare e cosa spedire su un chip, ma di certo, quando si tratta "ritrovare" ciò che è stato perduto in termini di capacità, il percorso è molto più difficile.
Se è vero che il ricorso alla tecnologia per evitare di ricorrere alla memoria è un fatto, restano alcuni interrogativi.
Per esempio: la facilità nel reperire informazioni costantemente, che ci fornisce Google, rende questa azienda responsabile degli effetti collaterali? E ancora: il complotto orwelliano passa anche da qui?
Un breve editoriale come questo non può certo dare delle risposte. Tuttavia, la prossima volta che userò Google per "sapere" qualcosa, cercherò di ricordarmene più a lungo. Oppure potete aggiungere questo agli inutili segnali di allarme che, nella storia, hanno accompagnato la diffusione di nuove tecnologie, come per esempio la luce elettrica. Ancora una volta, la scelta è dell'individuo, che ne ha facoltà (forse).