Il settore TLC italiano è in crisi, il governo: colpa di chi c'era prima

Il settore TLC italiano è in crisi. Il governo riconosce i ritardi, ma non offre soluzioni, limitandosi a incolpare chi c'era prima.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Il settore delle telecomunicazioni in Italia è in crisi, e Adolfo Urso (Ministro delle imprese e del Made in Italy) riconosce i ritardi del nostro Paese ma non offre soluzioni, limitandosi a sottolineare le colpe di chi c’era prima.

“Auspichiamo una revisione della politica europea nel settore”, ha commentato Urso, “e nel contempo siamo in campo per colmare i ritardi nel nostro Paese con una soluzione di sistema che consenta di sviluppare appieno la rete nazionale”. Il ministro ha parlato in occasione di un incontro con i sindacati: chi è uscito dalla riunione ha definito il colloquio “interlocutorio” e “improduttivo”.

In altre parole, si è parlato e non si è concluso nulla. Intanto, stando ai dati Asstel il settore TLC ha perso un terzo del valore, e nel 2022 il saldo è stato negativo per 4 miliardi. Un tunnel di cui non si vede l’uscita, almeno per ora.

”Nel settore delle Tlc sono stati fatti molti errori negli ultimi anni, sia in sede europea che nazionale”, ha commentato il Ministro, “ma purtroppo non possiamo riavvolgere il nastro della storia ma solo cercare una soluzione concreta, praticabile per rilanciare un settore strategico nazionale”. Il Ministro ha poi sottolineato come in Italia manchino “le condizioni per sostenere gli investimenti necessari”.

Negli ultimi anni si è speso molto per le licenze 5G ma ci sono ancora troppi cittadini privi di una connessione a banda larga, e la competizione tra le varie aziende rende difficile creare profitto.

Il classico elefante nella stanza è ancora lo scorporo della rete TIM, capitolo che si sarebbe dovuto chiudere anni fa ma che invece è ancora sul tavolo. Il governo ha l’opzione di esercitare il golden power, ma non si capisce come dovrebbe usarlo e in favore di chi.

Dare la colpa agli altri non aiuta

In Italia abbiamo ottime tariffe telefoniche ma una scarsa copertura della banda ultralarga. Tutti noi abbiamo “tanti giga a pochi euro”, ma troppi di noi non hanno accesso a una linea fissa con buone prestazioni.

In tutto questo, le aziende hanno investito e non stanno riuscendo a rientrare. E TIM continua a essere “l’ex monopolista”, in uno scenario dove comunque la concorrenza non manca - basti guardare alle due volte in cui ILIAD ha lasciato intendere di avere delle mire su Vodafone.

Tanti investimenti e poca resa, ed ecco che tutto il settore è in crisi. Sicuramente una bella gatta da pelare per qualunque governo, ma sottolineare gli errori del passato non è di aiuto a nessuno.

Il ministro Urso sa benissimo che parliamo di un settore strategico dove semplicemente non si può lasciare tutto all’iniziativa privata. Lo Stato deve essere presente, regolare e intervenire.

Se lo stato deve garantire qualcosa, allora il governo deve attivarsi al meglio delle sue possibilità - restano ovviamente entro i limiti tracciati dalle regole europee sugli aiuti pubblici alle aziende private.

Sì, in Italia si sono fatti degli errori in passato, e ora ci troviamo con un settore TLC complicato. Ma questo è lo stato delle cose, ed è da qui che bisogna partire e mettersi a lavorare.

Cercare una soluzione senza puntare il dito sarebbe preferibile. Lamentarsi di chi è venuto prima non serve a niente e a nessuno.