Il TAR critica l'AGCOM: sulle numerazioni ha favorito Raiset

Il TAR del Lazio dà ragione a Sky e boccia il regolamento AGCOM sulla numerazione dei canali del digitale terrestre. Ha favorito Rai, Mediaset e Telecom Italia e sfavorito i nuovi entranti sebbene strutturati, come Sky. Ma non è finita: l'ultima parola al Consiglio di Stato.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

La numerazione dei canali del digitale terrestre è discriminatoria: l'AGCOM ha favorito Rai, Mediaset e Telecom Italia. Lo dice a chiare lettere il TAR del Lazio, che a seguito dei ricorsi e delle sentenze 2011, si è definitivamente pronunciato sul caso dell'ordine dei canali del Digitale Terrestre. 

In pratica tutto è esploso nel 2010, quando la delibera AGCOM numero 366 ha stabilito che le prime sei posizioni del telecomando andavano assegnate a Rai e Mediaset, in continuità con il trascorso analogico. Dopodiché in progressione La7, MTV e Deejay Tv. Dalla decima alla ventesima le TV locali di maggiore ascolto. E infine dalla ventesima alla settantesima gli altri canali nazionali, fra cui appunto Sky Cielo.

Il sacro telecomando

Il Garante delle Comunicazioni ha sempre difeso la sua decisione partendo dal presupposto che fosse giusto discriminare i canali generalisti (un tempo) analogici dai i semi-generalisti entranti. Il TAR come si poteva prevedere ha bocciato questa interpretazione per l'indubbio vantaggio che ne avrebbero - e in verità hanno - tratto i vecchi broadcaster come RAI e Mediaset. Non meno bizzarra l'idea di favorire i canali regionali rispetto ai nuovi, magari anche più strutturati come appunto Sky.

Insomma, non ci vuole un esperto di televisione per comprendere che l'AGCOM abbia cercato soprattutto di non scontentare i poteri forti della televisione nazionale. Invece che sfruttare l'occasione offerta dalla transizione digitale per valorizzare il "nuovo" si è preferito ancora una volta tassellare bene il "vecchio".

Però la partita non è ancora finita, perché l'AGCOM ha già promesso di rivolgersi nuovamente al Consiglio di Stato per far annullare la sentenza del TAR. La stessa cosa è avvenuta nel 2011, quando invece che Sky a battere i piedi erano le TV regionali. Allora però eravamo in emergenza: nel secondo semestre c'erano molte Regioni in transizione e l'azzeramento dei canali sarebbe stato difficile da gestire.

Oggi il vento pare cambiato a Roma: che sia la volta buona che qualcuno si metta a programmare per bene il telecomando d'Italia? Neanche fosse quello dell'acceleratore di particelle del CERN.