In galera per aver fatto un deepfake? La prima legge prende forma in UK

Nel Regno Unito, la creazione di deepfake sessualmente espliciti sarà un reato, incluso l'uso non autorizzato di immagini intime reali, parte di misure contro la violenza sulle donne.

Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La legge nel Regno Unito sta per prendere una svolta importante riguardo ai deepfake, in particolare le immagini a fondo erotico o pornografico. Questa iniziativa, parte degli sforzi per contrastare la violenza contro le donne, punirà coloro che creano tali deepfake senza consenso con pesanti sanzioni ed è prevista anche l’incarcerazione

Per commettere il reato sarà sufficiente creare quelle immagini, con o senza l’intenzione di condividerle. La condivisione, invece, sarà un reato a parte anch’esso punibile con la reclusione. 

Il problema è purtroppo ben noto e negli ultimi anni è diventato particolarmente comune, al punto che lo vediamo persino nelle scuole, tra compagni di classe. 

Chi lo fa potrebbe non rendersi conto che si tratta di un gesto molto grave, così dove non arriva il buon senso e il normale (o così dovrebbe) rispetto tra persone, dovrà arrivare la minaccia di un castigo. 

il governo britannico, infatti, ha riconosciuto la violenza contro le donne e le ragazze come una minaccia nazionale, obbligando la polizia a dare priorità alla sua prevenzione. Questa nuova legge è pensata per contrastare una pratica sempre più utilizzata per umiliare o danneggiare le vittime. La Ministra per le vittime e la tutela, Laura Farris, ha dichiarato che “questo nuovo reato invia un messaggio chiarissimo: la produzione di questo materiale è immorale, spesso misogina e costituisce un crimine.”.

Naturalmente sull’altro piatto della bilancia c’è la libertà di espressione, e non mancheranno quelli secondo cui creare il video con la faccia di qualcun altro rientra nella definizione di tale libertà. Starà ai legislatori il compito di decidere se vale di più il diritto alla tutela della reputazione, da una parte, oppure il diritto a “esprimersi liberamente” anche se facendolo si danneggia l’altra persona.