Il tempo della vacche grasse è finito anche per Intel. Secondo San Jose Mercury News e Wall Street Journal il colosso statunitense si appresterebbe a rimettere in discussione la sua strategia espansionistica. Dopo aver dominato l’era delle dot-com con la baionetta innescata della “convergenza”, ovvero expertise interna al servizio di più segmenti. Adesso il baluardo del rilancio è rappresentato dal termine “divergenza”. Basta con l’impegno liquido in ogni campo dell’informatica, in quel di Santa Clara è arrivato il momento della razionalizzazione dei costi e la concentrazione su “poche” e mirate aree. Alcuni analisti vedono il nuovo corso di Intel come una vera e propria ristrutturazione, volta al taglio dei cosiddetti rami secchi. Tutto ciò che riguarda l’area PC e processori server continuerà a essere il core business dell’azienda, ma è molto probabile che il dipartimento comunicazioni verrà ridimensionato se non venduto.
Paul Otellini, CEO di Intel, lo scorso aprile, aveva confermato che è in atto un processo di revisione della strategia di sviluppo. Ovviamente non sono state ancora ufficializzate le nuove iniziative, se non quelle strettamente legate al ridimensionamento del personale. Robert I. Manetta, portavoce di Intel, ha proprio ieri annunciato che diminuirà il numero dei dipendenti. Si parla di circa 16 mila posti di lavoro, che però non è detto che vengano proprio cancellati, ma magari solo allocati in altre aziende. L’indiscrezione più condivisa negli ambienti vicini alla dirigenza, infatti, confermerebbe l’intenzione di Intel di vendere la sua unità che si occupa di comunicazione e quella che produce la linea di processori Xscale per cellulari. Insomma, il caso giungerà ad un epilogo solo il prossimo luglio, quando il progetto di rilancio e la revisione dei conti saranno ultimati.
Ma cosa realmente è successo a Intel? Dopo gli anni ’90, e con il raffreddamento del segmento PC, si è evidenziata l’esigenza di individuare nuove strade. Il grande sogno era quello di utilizzare le competenze acquisite nella ricerca & sviluppo hardware PC per creare altri prodotti che avrebbero potuto soddisfare le esigenze dell’arrembante segmento delle comunicazioni. Qualche cosa è andato a segno, come ad esempio l’integrazione delle tecnologie Wi-Fi con i processori Pentium M che hanno alimentato il successo dei notebook basati su Centrino. Ma i chip per terminali mobili sono stati praticamente un fiasco, non tanto per questioni di qualità ma per lo strapotere di Texas Instruments. Anche i processori per il networking business non hanno raggiunto il successo previsto.