Nel lontano dicembre 2003 Intel si è resa conto che la nuova strategia non stava funzionando e così ha deciso di unire i vari dipartimenti wireless creando un’unica struttura con un budget di 600 milioni di dollari. Ora, i malpensanti sono convinti che questa iniziativa doveva essere considerata come il primo passo per un’eventuale vendita. “Intel non può raccogliere milioni di dollari da ogni sua attività, ma certamente può imparare molto rischiando in settori che non sono il suo core business. Ad esempio, le vendite di processori per networking non sono andate molto bene, ma questo impegno le ha permesso di acquisire nuove competenze sullo sviluppo di chip che devono operare in condizioni ambientali difficili e per lungo tempo. Nel segmento server questa esperienza può portare ottimi frutti”, ha dichiarato Jim McGregor, analista di In-Stat MDR.
Will Strauss, analista di Forward Concepts, è convinto che il trasferimento di expertise dall’area computing a quella comunicazioni, per Intel, sia stato tremendamente difficile. Le due aree richiedono modalità di approccio, nel design, completamente differenti. E il tentativo di giocare la carta del solo processo produttivo – praticamente spostando la competizione sui volumi - non si è dimostrato vincente. “Se Intel ha deciso di mettere alcune sue attività correlate al business delle comunicazioni sul tavolo, la nuova sfida sarà comprendere quale sarà il nuovo killer product del futuro”, ha aggiunto McGregor.
Gli specialisti suggeriscono che il digital home sia la nuova frontiera, rendendo di fatto il PC e suoi componenti gli elementi chiave dei nuovi salotti. Ma la verità è che le vendite PC, comunque, sono destinate a scendere ancora nei prossimi cinque anni – almeno secondo le previsioni più accreditate.
Texas Instruments ha già scommesso sulle tecnologie video DSP. Intel, di rimando, medita.