Italia a rischio multa UE per la concorrenza telefonica

La commissaria europea per l'Agenda Digitale Neelie Kroes ha notificato all'Italia una procedura d'infrazione per la violazione delle regole sulla concorrenza telefonica. L'Italia ha due mesi di tempo per rispondere ed evitare la messa in mora.

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a cura di Elena Re Garbagnati

L'Unione Europea ha avviato una procedura d'infrazione contro l'Italia per la violazione delle regole sulla concorrenza telefonica. Colpa dell'emendamento del decreto semplificazioni varato dal Governo Berlusconi, che permette agli operatori di appaltare ai privati la manutenzione delle linee: in questo modo si scavalca il ruolo dell'Autorità garante delle comunicazioni.

Neelie Kroes bacchetta l'Italia

La Commissione aveva già avvisato che qualcosa non funzionava nella prima proposta di legge, quindi prima dell'approvazione la norma, firmata dall'ex ministro Paolo Romani e dall'ex sottosegretario Stefano Saglia, era stata modificata prevedendo l'intervento dell'AGCOM. Il Commissario UE Neelie Kroes ha decretato che questo non basta, perché è previsto che sia comunque il Governo a dettare all'Autorità i tempi e le modalità per fare le regole (120 giorni), in violazione dei poteri discrezionali riconosciuti in ambito europeo all'AGCOM.

Come precisato dall'agenzia ANSA la Commissione ritiene che le norme varate dall'Italia limitino l'autonomia dell'AGCOM garantita all'Authority nazionale e dal diritto comunitario. La notifica del provvedimenti e l'attuazione della mora è stata comunicata prima delle vacanze estive, anticipando i tempi della procedura d'infrazione, perché la norma sotto accusa fissa per i primi di agosto il termine entro il quale l'AGCOM dovrebbe modificare le condizioni di accesso alla rete fissa di Telecom Italia.

Ryan Heat, portavoce del commissario Ue per l'Agenda digitale, ha spiegato che ''l'indipendenza delle autorità nazionali è un principio fondamentale delle regole sulle telecomunicazioni'', questo vuol dire che ''i regolatori non dovrebbero cercare o prendere istruzioni da altri organi''. Ora l'Italia ha due mesi di tempo per fornire le spiegazioni richieste alla Commissione Europea per evitare la messa in mora.