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a cura di Alessandro Crea

La foto scattata da ComScore e dal Politecnico di Milano è chiara: la TV è ancora la più ricca del mercato. Stampa in calo, duopolio Web tra Facebook e Google, con Amazon relegata sullo sfondo. I servizi online come Netflix e Spotify crescono velocemente, ma al momento valgono appena 195 milioni di euro.

Che l'Italia fosse un Paese sostanzialmente conservatore e piuttosto refrattario all'innovazione è cosa risaputa, anche a causa della bassissima alfabetizzazione informatica (nel 2017 eravamo quartultimi tra i 28 Paesi dell'Unione Europea), tuttavia il quadro di staticità che emerge può essere sorprendente.

Prendendo infatti come indice di successo quello della raccolta pubblicitaria, scopriamo che il 48% degli investimenti è tuttora destinato alla TV, seguita da Internet (34%). Carta stampata e radio sono molto staccate, rispettivamente al 13 e al 5%.

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"In dieci anni l'online è passato dal 10 al 34% se guardiamo alla pubblicità", ha spiegato a La Repubblica il direttore dell'Osservatorio Internet Media del Politecnico, Andrea Lamperti. "Mentre la stampa ha avuto la parabola inversa. Nel 2018 ci aspettiamo il sorpasso degli investimenti su mobile rispetto a quelli destinati al Web da PC. E su mobile l'oligopolio di Facebook e Google è ancora più forte".

Molto più defilata Amazon, che gli utenti usano come una sorta di motore di ricerca per gli acquisti: cercano cioè ciò che gli interessa su Amazon, per farsi un'idea del prezzo, ma poi molto più spesso optano per l'acquisto diretto in negozio. Servizi in streaming come Spotify o Netflix hanno conosciuto un piccolo boom nel 2016 (+42%) ma hanno poi rapidamente rallentato la crescita e ora il mercato vale appena 195 milioni di euro.

Del resto la penetrazione del Web nel nostro Paese è ancora scarsa, come confermano anche i dati ComScore, secondo cui solo il 67% degli italiani accede al Web, una percentuale che sale al 77% se ci spostiamo in Spagna, all'81% in Francia e addirittura all'86% negli Stati Uniti.

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Del resto purtroppo a quella che è una predisposizione culturale si sovrappone poi anche una carenza infrastrutturale, come dimostrato recentemente sempre da uno studio della Commissione europea, che vede l'Italia venticinquesima su 28 nazioni in quanto a servizi online e connettività.