Kim Dotcom è stato arrestato e perquisito illegalmente

Il giudice neozelandese che si sta occupando del caso Megaupload ha spiegato che l'intera operazione è stata condotta illegalmente. Gli ordini di cattura, perquisizione e sequestro erano confusionari e imprecisi. L'FBI ha trattato i poliziotti neozelandesi come facchini.

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a cura di Dario D'Elia

L'arresto di Kim Dotcom, il fondatore di Megaupload, è stato totalmente illegale. Un'azione di polizia che avrebbe messo in imbarazzo persino l'ispettore Callaghan - per sua natura piuttosto blando nel rispetto dei diritti costituzionali.

Sono entrati nella sua proprietà con armi in pugno, vestiti in borghese e non si sono neanche dichiarati poliziotti. Facile comprendere il motivo per cui il (mago)pancione più famoso del mondo sia corso (!) nella Panic Room con il timore di essere sequestrato o derubato. Sebbene l'Ispettore Grant Wormald abbia confermato la difficoltà di procedere con maggiore cautela, ieri il giudice dell'Alta Corte neozelandese che si sta occupando del caso è parso quasi in imbarazzo.

Helen Winkelmann, ha rilevato le monumentali stupidaggini compiute dalla Polizia. Tutto irregolare: dall'irruzione, all'ordine di cattura fino a quello di perquisizione e sequestro. Un manipolo di Maori imbufaliti avrebbe trattato Kim Dotcom con maggiore riguardo. E ora tutto il castello accusatorio ne pagherà le conseguenze.

Kim Dotcom

La Difesa ha strappato un punto che sembra valere partita e incontro. In pratica nei giorni precedenti alla cattura l'FBI è entrata in contatto con gli inquirenti neozelandesi per fare il punto della situazione. In Virginia stava per partire il caso, ma senza l'arresto di Dotcom e la perquisizione della sua casa sarebbe stato troppo difficile raggiungere qualche risultato tangibile.

E così si è avviata la macchina della Giustizia locale, ma qualcosa non ha funzionato a dovere perché l'ordine del giudice si è dimostrato impreciso e confuso. Non era chiaro ad esempio se Kim fosse accusato di aver violato leggi neozelandesi o statunitensi. Allo stesso tempo pare che la perquisizione fosse di carattere generico. Comprensibile considerato che tutto il materiale dell'indagine era nelle mani dell'FBI.

Fermi tutti Polizia!

Si parlava di "violazione del copyright", così come può avvenire in un bar o in ascensore. Il giudice ha fatto giustamente notare che questo reato può esprimersi in moltissimi modi. Gli ordini di questo genere di solito dovrebbero essere molto specifici: la legge neozelandese prevede ad esempio che siano dettagliati i reati correlati. Non meno ridicola la richiesta di sequestrare "tutti i dispositivi digitali capaci di archiviare ed elaborare dati in forma digitale". Avrebbero dovuto circostanziare e invece hanno arraffato tutto e neanche restituito gli elementi inutili all'indagine.

L'FBI di fatto ha ingaggiato dei simpatici poliziotti neozelandesi a cui ha chiesto di comportarsi da facchini. Peccato che l'ordine sia stato firmato da un giudice locale, nel rispetto di leggi nazionali, nei confronti di un cittadino residente. Sarebbe bastato invitare gli statunitensi a collaborare al caso, ma la verità è che l'FBI puntava a un'estradizione facile, tenendo fuori dalla questione i cari cugini.

A questo punto è evidente che anche la copia di ogni dato effettuata dagli statunitensi è illegale. Winkelmann avrà un bel da fare la prossima udienza, fissata per il 4 luglio. Intanto Kim Dotcom si gode sicuramente il momento. E a Washington magari salterà qualche gran capo peracottaio - gran maestro cioccolataio.