La 4G LTE tarderà in Italia a causa dei limiti alle emissioni

Nicola Grassi, Direttore Network Development di Wind, ha confermato che vi saranno dei ritardi nell'implementazione dei servizi LTE. Il 70% delle infrastrutture 2G/3G potrebbe non essere utilizzabile a causa dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici pari a 6 v/m previsti per i centri abitati

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

L'implementazione della rete LTE sul territorio italiano sarà più complicata del previsto a causa delle restrittive norme anti-inquinamento elettromagnetico. Il parere è quello di Nicola Grassi, Direttore Network Development di Wind, che ha rilasciato una dettagliata intervista al Corriere delle Comunicazioni. "I severi limiti imposti per le emissioni elettromagnetiche in Italia, uniti a un’interpretazione estremamente cautelativa degli stessi, rischiano di rallentare i piani di sviluppo dell’Lte a causa della necessità di realizzare un maggior numero di nuovi impianti", ha dichiarato il dirigente.

In pratica per la razionalizzazione dei costi tutti gli operatori puntano a utilizzare gli attuali siti 2G/3G. Il problema è che la normativa vigente non consentirà di intervenire nel 50%/70% delle infrastrutture esistenti a causa dei tetti alle emissioni. "Perché se è vero che nel 30% dei siti sarebbe possibile collocare un apparato LTE, non è detto che ci sarebbe la possibilità di collocarne due. Quindi, la possibilità di fare sharing multioperatore sarà sicuramente inferiore al 30%. Conseguentemente si avrebbe una moltiplicazione delle installazioni con un notevole aggravio dell’impatto ambientale anche a causa di una minore efficienza energetica".

LTE

L'Italia oggi impone limiti di esposizione ai campi elettromagnetici pari a 6 v/m, una soglia conservativa nettamente inferiore a quella indicata nella Raccomandazione 1999/519/EC del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 luglio 1999. Nello specifico si parla di 20 v/m nell’intervallo di frequenze da 3 MHz a 3 Ghz, ma 6 v/m tra 100 kHz e 300 GHz "all'interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi quali balconi, terrazzi e cortili esclusi i lastrici solari [...] all’aperto nelle aree intensamente frequentate". In pratica nei centri abitati i limiti sono rigidissimi, quando ad esempio in altri paesi europei le soglie limite sono comprese tra 42 e 60 v/m.

Secondo Grassi il rischio è quello "di  rendere vani gli investimenti sulla rete mobile di prossima generazione, LTE, introducendo un divario competitivo dell’intero sistema paese rispetto all’Europa e ai Paesi industrializzati". Lo scorso autunno non a caso si parlava per il DDL Sviluppo di una norma che avrebbe dovuto risolvere la questione.

Non meno importante infine il problema delle interferenza tra il segnale del digitale terrestre e le frequenze a 800 MHz. Gli operatori e la Fondazione Ugo Bordoni stanno studiano le possibili soluzioni in un tavolo tecnico, ma anche questo aspetto rischia di contribuire al ritardo della 4G.