La battaglia della fibra per la rivoluzione digitale italiana

Telecom Italia, Governo, Metroweb e Sanpaolo IMI decideranno le sorti della fibra italiana. Non meno importante sarà il ruolo dell'AGCOM, a un passo dalla composizione del nuovo board.

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a cura di Dario D'Elia

Ieri è ufficialmente iniziata la guerra delle reti. Sarà anche una coincidenza, ma l'International Herald Tribune sostiene che le dimissioni del magnate dei media Berlusconi abbiano favorito la svolta digitale italiana. In verità gli addetti ai lavori sanno bene che quello che sta avvenendo nel mondo delle telecomunicazioni è dovuto a spinte di vario genere. 

"Penso che molte persone non si rendano conto che vi sono momenti in cui un intero mercato può cambiare, se si considera il livello di burocrazia italiano", ha sussurrato un ex dirigente televisivo italiano alla testata statunitense. "Stiamo attraversando uno di questi momenti storici". Già, perché rendere l'elezione dei commissari AGCOM un'operazione trasparente è una svolta epocale.

Il settennato del presidente Corrado Calabrò è stato caratterizzato dalla massima cautela: l'obiettivo sviluppo è stato perseguito cercando di non sfavorire mai i cosiddetti "monopolisti" di fatto. È stato fatto poco nella banda larga, ancora meno nelle televisioni

Quindi è evidente che quando persino l'Unione Europea dice che l'ultima parola su tutto è delle Authority TLC, e non dei Governi, il peso specifico di un'istituzione amministrativa di questo genere diventa piuttosto consistente.

È iniziata la guerra delle reti

Ieri, con la decisione di finanziare il progetto Metroweb con 200 milioni di euro, il Governo ha di fatto rotto gli indugi. Una sorta di catalizzatore per i processi finanziari e di sviluppo del settore TLC. Quel che manca ancora però è il parere di Telecom Italia. Il rapporto tra l'ex-monopolista e la new-entry è tutto da interpretare. Inizialmente si sono comportati da alleati contro il Tavolo Romani. E infatti l'accordo per cablare Milano sembrava andare proprio in questa direzione. Poi qualcosa è cambiato: su Milano si è congelata la trattativa sulle reti in rame e Telecom ha confermato la possibilità dello scorporo della rete dai servizi

Il gioco non è ancora a carte scoperte ma tutte le opzioni sono sul tavolo. Per altro bisogna sottolineare che secondo un'analisi di Deutsche Bank Italia anche i numeri in ballo sono già chiari: il progetto F2i Metroweb (100 Mega in 30 città entro il 2015) costa 800 euro per utenza con un ritorno di investimento fissato a 26 anni; il progetto Telecom Italia (100 Mega in 99 Comuni entro il 2014) costa 170 euro per utenza con un ritorno di investimento fissato a 8 anni.

Differenze di architettura - Clicca per ingrandire

La differenza sostanziale è che Metroweb promette di portare la fibra ottica direttamente negli appartamenti e poi comportarsi da provider neutrale per gli operatori nazionali. Non caso, secondo quanto riporta Daniele Lepido su Il Sole 24 Ore, Vodafone e Wind sarebbero pronte a cambiare fornitore di "ultimo miglio" se mai si prospettasse la possibilità.

Telecom Italia invece pensa di completare la sua rete basata su architettura FTTCAB (Fibre To The Cabinet) per rendere disponibile a tutti i clienti collegati all'armadio connessioni con velocità da 30 a oltre 50 Mega. Dopodiché in una seconda fase raggiungerà gli edifici e le singole unità immobiliari, realizzando una architettura FITH (Fiber To the Home). Il tutto condito a seconda delle esigenze con vectoring su VDSL2, cioè una tecnologia che consente di raggiungere i 50 Mbps su rame alla massima distanza di 800 metri, e i 100 Mbps sui 400 metri. 

Che ne faranno dei servizi in fibra gli italiani?

L'ultima incognita, che complica lo scenario, è legato alla possibilità che Telecom scorpori la rete pur mantenendone il 51% del controllo. Ma per una decisione definitiva al riguardo è evidente che si attenda la composizione del nuovo board AGCOM e la redazione dei nuovi regolamenti.

Infine esiste un capitolo chiave che è quello della partecipazioni finanziarie. SanpaoloIMI è un importante azionista di Metroweb ma anche di Telecom Italia. La dirigenza del Gruppo torinese ha ribadito più volte la piena fiducia al presidente esecutivo Bernabè, difficile quindi pensare che possa muoversi contro gli interessi dell'incumbent.

Insomma, ancora una volta aleggia una sensazione: senza Telecom Italia non si fa nulla, a meno che non si voglia fantasticare su un paese con due reti nazionali. 112 milioni di km di rame e 4,3 milioni di km di fibra valgono pur sempre di più dei 7mila km di fibra che Metroweb vanta in Lombardia. Questo il peso degli asset. Nulla si crea nulla si distrugge nelle TLC italiane. Fino a prova contraria.