La telemedicina scopre il potenziale di Skype

Nel Regno Unito si sta pensando di utilizzare Skype per fornire servizi di assistenza 24 ore su 24, sette giorni su sette. Non si parla di effettuare diagnosi in remoto bensì di dare un’occasione in più di contatto con il medico.

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a cura di Dario D'Elia

Skype nel Regno Unito rappresenta la nuova frontiera della cosiddetta telemedicina. Bruce Keogh, direttore Servizio sanitario nazionale (NHS), ha spiegato in un'intervista al Times che il progetto punta non tanto sulla diagnostica in remoto quanto all'assistenza. "Aprirebbe le porte a un servizio 24 ore su 24, sette giorni su sette. Inoltre abbatterebbe le barriere geografiche con cui molti pazienti devono fare i conti", ha sottolineato l'alto dirigente.

L'idea non ha fatto impazzire le associazioni dei pazienti, ma i costi crescenti della Sanità Pubblica ormai sembrano obbligare a individuare nuove strategie di risparmio. Le video-chiamate in VoIP sono una possibilità.

Skype e telemedicina

"Se serve a dare un'occasione in più di contatto con il medico, ben venga. Non dobbiamo pensare solo alla visita nello studio del dottore di famiglia ma a tutte quelle persone che hanno rapporti continui con il loro medico ad esempio perché devono fare una terapia anticoagulante orale", ha dichiarato a La Repubblica il presidente della Società italiana di telemedicina, nonché preside della Facoltà di Medicina a Firenze, Gianfranco Gensini.

"Il professionista in quei casi deve valutare come sta andando il trattamento farmacologico ma anche tranquillizzare il malato. E per questo Skype può servire. La telemedicina potrebbe far pensare a una spersonalizzazione della medicina ma in realtà può dare un grande supporto a chi sta male".

In Italia l'adozione dell'informatica in ambito sanitario è decisamente a macchia di leopardo sul territorio: alcune Asl del Nord primeggiano, altre sono rimaste al palo. "L'interesse sta crescendo ma non si investe ancora abbastanza. Non raggiungiamo i livelli dei paesi di riferimento in Europa, come Danimarca, Svezia e Inghilterra", sostiene Marco Paparella dell'osservatorio ICT per la Sanità del Politecnico di Milano.

"Molti progetti in corso riguardano diabete e scompenso. Ci sono Asl dove i medici sono in grado di valutare a distanza peso, elettrocardiogramma, frequenza cardiaca dei pazienti. Purtroppo in Italia, a fronte di tante sperimentazioni, non ci sono molti progetti organici di utilizzo di queste tecnologie. La Regione più avanti in questo campo è la Lombardia", ha aggiunto Gensini.