La UE vuole ancora quei 13 miliardi di tasse da Apple

Apple ha vinto il primo round ma l’incontro non è finito: l’Europa vuole ancora 13 miliardi di euro dal colosso californiano

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

L’antitrust europea ha fatto appello alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, riporta Reuters, per esigere da Apple 13 miliardi in tasse che il colosso californiano non avrebbe pagato. La vicenda va avanti da diversi anni ormai, e trova le sue radici in un regime fiscale agevolato sviluppatosi in Irlanda - territorio che per anni è stato effettivamente il paradiso per le aziende tecnologiche di tutto il mondo.

Un paradiso non del tutto legale, secondo le autorità europee, che stanno chiedendo ad Apple di saldare 13 miliardi di tasse non versate perché, appunto, i vantaggi offerti da Dublino non erano ammissibili. In particolare, secondo la Commissione Europea Apple ha goduto di una tassazione indebitamente ridotta allo 0,005%, per oltre vent’anni.

Nel 2020 Apple era riuscita a uscire dal processo senza pagare, ma non ci fu dichiarazione di innocenza. All’epoca, infatti, il tribunale stabilì che le autorità europee non erano riuscite a dimostrare che Apple avesse goduto di un vantaggio sleale. Una differenza sottile rispetto alla piena innocenza, ma giuridicamente è del tutto rilevante. Secondo Loewenthal quella decisione era sbagliata, il che ci porta alla richiesta di appello presso la Corte di Giustizia.

Apple, da parte sua, ha sempre sostenuto di aver pagato il dovuto nel paese in cui aveva installato la propria sede europea. Il resto, spiega l’avvocato Daniel Beard alla Corte, l’ha pagato e lo sta pagando negli Stati Uniti.

"Apple ha accumulato riserve per il pagamento delle imposte statunitensi e sta pagando circa 20 miliardi di euro di tasse negli Stati Uniti su quegli stessi profitti che, secondo la Commissione, avrebbero dovuto essere tassati dall'Irlanda".

Com’è facile immaginare, il caso non riguarda solo Apple. Se la commissione guidata da Margrethe Vestager riuscirà nell’intento, il risultato “determinerà se gli Stati membri potranno continuare a concedere alle multinazionali sostanziali agevolazioni fiscali in cambio di posti di lavoro e investimenti", ha dichiarato l'avvocato della Commissione Paul-John Loewenthal.

E infatti ci sono anche altri casi simili, che riguardano o hanno riguardato aziende come Stellantis, Amazon, Starbucks e altri. La Commissione ha subito sconfitte in tribunale, ma nel frattempo Vestager ha costretto l'Irlanda, i Paesi Bassi e il Lussemburgo ad abbandonare le procedure fiscali controverse e ha contribuito al movimento globale per aliquote fiscali più eque per le imprese.