L'AD di Telecom Italia ci svela il nostro destino

Marco Patuano, il nuovo amministratore delegato di Telecom Italia, ha spiegato in una lunga intervista con Mantellini quale sia la strada futura dell'azienda. A suo parere nel 2020 TI sarà l’asse portante per lo sviluppo del nostro Paese.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Marco Patuano, il nuovo AD di Telecom Italia, è convinto che il destino della sua azienda e quello dello sviluppo del paese siano legati.  "Nel 2020 Telecom Italia sarà l'asse portante per lo sviluppo del nostro Paese: attraverso le nostre infrastrutture e servizi si svilupperà esponenzialmente l'Italia digitale. Per fare questo occorrono non solo investimenti, ma soprattutto vision, competenze e formazione", spiega in una recente intervista con Massimo Mantellini, pubblicata sul blog "corporate" Eraclito.

"Per essere parte attiva di questa rivoluzione, anche Telecom Italia deve cambiare pelle, ancor più velocemente rispetto al recente passato. Quello che ho in mente è un mix armonico di energia, cultura innovativa e determinazione nell'esecuzione. C'è molta strada da fare, ma sento intorno a noi molto entusiasmo per quello che si prospetta come un viaggio affascinante".

Marco Patuano

Fra i primi temi da affrontare quindi il ritardo culturale "in parte legato al profilo demografico del nostro paese: i Not Digital Natives sono letteralmente milioni e questo è un fatto".

"In parole semplici: la tecnologia non è più un mondo per pochi adepti e si materializza sempre più con servizi intuitivi, facili da usare, senza un manuale d'istruzioni che sembri un libro, alla portata dei bambini come degli anziani", sostiene Patuano.

"Per questo lavoriamo sull'innovazione, cercando di semplificare le modalità di accesso e di utilizzo di device e servizi, per questo lavoriamo di concerto con la pubblica amministrazione e facciamo sinergia con i grandi clienti privati e pubblici".

Però esiste anche un problema di immagine: il passato da ex-monopolista (ufficiale, NdR) non si scorda. "Credo che più delle parole contino i fatti: il giorno dopo la mia nomina ho incontrato le associazioni dei consumatori. Abbiamo discusso alcune ore, molto al di là dell'agenda che ci eravamo prefissati", sottolinea l'AD.

"La realtà è che dobbiamo lavorare in modo molto più sinergico, scrivendo insieme le priorità che vogliamo risolvere, e facendolo con chiari ruoli e obiettivi reciproci, senza demagogie".

"Telecom Italia ha un'opportunità unica: la propria capillarità sul territorio. Noi siamo realmente presenti in tutta Italia e per questo ho chiesto ai miei colleghi di riscrivere la mappa delle relazioni tra l'azienda e il tessuto socio-economico che la circonda".

"Voglio tornare ad avere un'azienda i cui piani di sviluppo siano anche guidati da una profonda conoscenza del territorio. Visione globale unita alla concretezza di intervento: Think Global, Act Local".

La domanda retorica è dietro l'angolo. "Certamente dobbiamo chiederci perché Telecom Italia, che è un'azienda privata e che sta sul mercato, non venga percepita come tale dalla rete e da gran parte dell'opinione pubblica".

"Sicuramente ci sono alcuni elementi duri da affrontare: Telecom Italia è associata nella percezione comune al canone da pagare, al monopolista, alla scarsa cura dell'utente, alle risposte inevase".

"Non esiste più il monopolio da oltre un decennio; abbiamo lavorato molto intensamente sui rapporti con la clientela e quest'anno abbiamo ricevuto un riconoscimento per la qualità del nostro Customer Care a livello nazionale; le nostre offerte commerciali sono competitive quanto quelle dei nostri concorrenti; abbiamo lanciato servizi innovativi sul mobile come sul fisso. Non dimentichiamoci peraltro che Telecom Italia ha attraversato varie bufere mediatiche…", ricorda il dirigente.

"Mi attendo che anche la Rete riconosca il lavoro svolto".