L'antipirateria italiana? Polverizzata da un emendamento UE

La Parlamentare UE del Piratenpartei, Julia Reda, ha presentato la sua proposta di riforma del copyright. Intervista da La Repubblica ha confermato che proporrà anche un emendamento per vietare i blocchi dei siti come sono stati pensati dall'AGCOM.

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a cura di Dario D'Elia

Vi salvo io dall'antipirateria italiana, sembra lasciar intendere Julia Reda, la giovane pirata (Piratenpartei) che siede al Parlamento Europeo. Intervistata da La Repubblica, la 29enne ha confermato che quando il commissario Oettinger presenterà la sua proposta di riforma del copyright tra qualche mese "considererà di introdurre un emendamento" che impedisca la pratica di blocco dei siti oggi attuata dall'AGCOM.

"Secondo me i blocchi sul web sono una cattiva idea in generale. Lo Stato non dovrebbe stimolare i provider internet a mettere in piedi infrastrutture di tipo censorio, tanto più a stilare liste segrete di siti bloccati e a fare tutto ciò senza supervisione giudiziaria", sostiene Rega. "Ci sono molti casi di siti perfettamente legali che sono finiti in quelle liste. Il fatto che questo approccio sia ancora consentito o no in futuro, dipende dalla specifica legislazione in materia".

Captain Copyright

Captain Copyright

Julia Reda ieri ha consegnato al Parlamento UE quanto richiesto, ovvero una valutazione dell'attuale Direttiva europea sul copyright e una proposta di riforma. La questione di fondo è che i codici risalgono al 2001, quindi praticamente all'età della pietra se si considera che non esistevano Facebook e neanche YouTube. In secondo luogo "l'altra grande debolezza è la mancanza di armonizzazione legislativa tra gli Stati membri", sostiene l'esponente del partito pirata tedesco.

"Chiunque di noi abbia navigato in internet si è imbattuto prima o poi nella scritta: 'Questo contenuto non è disponibile nel tuo Paese'. Una cosa simile, in un mercato comune come il nostro, non dovrebbe accadere", spiega Reda. "E può essere drasticamente ridotta introducendo una riforma europea del copyright che si applichi direttamente in tutti i Paesi dell'UE".

Che senso ha infatti avere 28 differenti normative sul copyright che in alcuni casi si occupano di banalità come ad esempio l'impossibilità di condividere foto di edifici pubblici sui social. "Anche le biblioteche e gli archivi hanno sempre più difficoltà ad assolvere al loro compito, nonostante sia di pubblico interesse: è difficile per loro anche solo determinare quali opere siano vincolate da copyright", prosegue Reda. "E poi le opere digitali come gli ebook spesso vengono considerate dalla legge in modo differente rispetto alle opere materiali come i libri di carta".

Fra le azioni concrete proposte dalla giovane parlamentare l'introduzione di una legge sul copyright comune in Europa con eccezioni applicabili ad esempio all'ambito scientifico ed educativo. "Abbiamo bisogno di una legge future-proof, elastica, che sia in grado di rispondere alle urgenze del futuro, anche quelle che oggi non possiamo neppure immaginare. Altrimenti tra pochi anni ci ritroveremo come ora".

Stupisce quanto sia guidata dal buon senso più che dall'integralismo la visione di Reda. "Molti sono convinti che i pirati vogliano abolire il copyright tout court. Si sbagliano: non è così", dichiara apertamente. "Nel mio rapporto non trovate idee radicali, ma aggiornamenti di buon senso. Servono a garantire che il copyright incoraggi la creatività e che intanto consenta anche un ampio accesso alla cultura e all'informazione nell'ecosistema digitale".

Se proprio si vuole individuare un tratto "pirata" bisogna andare al sottotesto. Julia Reda guarda all'innovazione e le tecnologie emergenti con ottimismo.