Non passa mese senza che le grandi aziende tech vengano multate per pratiche come accordi sui prezzi, soppressione della concorrenza o cattivo utilizzo dei dati. Tuttavia passa molto tempo prima che queste società sborsino un centesimo delle multe inflitte e non è neanche detto che lo facciano alla fine di tutto.
Il regolatore dei dati irlandese ha confermato che Meta non ha ancora pagato due miliardi di euro di multe emesse da settembre scorso. Anche TikTok è in debito per centinaia di milioni di euro.
Non solo, Amazon sta ancora appellandosi contro una multa di 746 milioni di euro del 2021, secondo il regolatore dei dati del Lussemburgo, mentre Google sta ancora contestando multe dell'UE superiori a otto miliardi di euro per abuso di posizione di mercato tra il 2017 e il 2019.
Un'altra è Apple, che si trova in una lunga battaglia contro una multa antitrust francese di 1,1 miliardi di euro e un ordine di pagare 13 miliardi di euro di tasse all'Irlanda. Pagherà mai?
Margarida Silva, ricercatrice presso il Centre for Research on Multinationals, sottolinea che le aziende tech amano sfidare le regole e che "non pagare le multe si inserisce nel modo in cui abbiamo visto le grandi aziende tech sfidare praticamente qualsiasi applicazione di regole contro di loro".
Romain Rard, avvocato presso Gide Loyrette Nouel a Parigi, sottolinea che è logico che le aziende cerchino di appellarsi a multe ingenti. "Non è come se le aziende potessero ignorare la multa, contestare le decisioni e sperare nel meglio che possano sfuggire senza dover pagare nulla", afferma.
Tuttavia, le aziende tech hanno avuto successi nelle loro difese. Per esempio, Intel e Qualcomm hanno recentemente visto multe antitrust dell'UE da miliardi di dollari annullate o drasticamente ridotte in appello.
Al netto di ciò, gli attivisti sostengono che le multe finanziarie siano inefficaci, data la ricchezza delle aziende.
In un'intervista con AFP, il deputy data protection commissioner irlandese Graham Doyle difende l'ufficio e sottolinea che le multe sono solo una parte della storia. "Con la stragrande maggioranza di queste indagini che abbiamo concluso, mentre le multe tendono a generare più pubblicità, abbiamo anche imposto misure correttive", afferma.
Gli attivisti concordano sul fatto che le multe possano essere solo parte della soluzione. Silva sostiene che gli organi di regolamentazione della concorrenza dovrebbero intensificare l'azione, fermando le future acquisizioni nel settore e, potenzialmente, spezzando le aziende.
Ovviamente si discuterà ancora a lungo su come sanzionare in maniera efficace le aziende, anche perché l'attuale sistema sembrerebbe non stai funzionando.