Legge anti-pirateria di nuovo sul tavolo: incontri segreti?

La legge anti-pirateria è nuovamente fuori dai cassetti dell'AGCOM. Le associazioni dei consumatori e di categoria hanno scoperto i primi movimenti e chiedono informazioni. Si prepara un nuovo scontro sulla legittimità dell'iniziativa.

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a cura di Dario D'Elia

Una nuova legge anti-pirateria scritta dalle lobby industriali e basata su dati di parte sarebbe a dir poco inaccettabile, secondo le associazioni dei consumatori e di categoria. Altroconsumo, Assoprovider, Assonet, AIIP ed esperti del settore IT hanno recapitato una lettera aperta al Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni ed ai presidenti di Senato e Camera dei deputati per manifestare viva preoccupazione.

"L'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni si appresta ad adottare un regolamento con cui sanzionare le violazioni del diritto d'autore online, nonostante sia emersa con chiarezza, nei mesi scorsi, l'incompatibilità dell'intervento di una autorità amministrativa con il rango penale dei reati che si vorrebbe perseguire ed il potenziale vulnus costituzionale di alcuni degli interventi proposti", scrivono i firmatari.

Pirata in fuga

Il riferimento è a quel progetto che il precedente presidente AGCOM, Corrado Calabrò, fu costretto a ritirare dopo numerose proteste. Poche settimane fa si è scoperto che il Regolamento è spuntato nuovamente fuori dai cassetti, e che l'attuale presidente AGCOM Cardani avrebbe incontrato un rappresentante di Confindustria Sistema Cultura per parlarne.

Le associazioni sostengono di essere strenue sostenitrici della legalità e di impegnarsi quotidianamente per far sì che questo avvenga anche nel mercato dei contenuti digitali. Il problema però è che il progetto di riforma non sarebbe rispettoso dei diritti costituzionali dei cittadini.

In primo luogo dovrebbe essere chiamato ad esprimersi il Parlamento e non solo un'entità amministrativa come l'AGCOM - per altro come richiederebbe la Commissione europea. In secondo luogo non è chiaro per quale motivo non sia mai stato effettuato "alcuno Studio indipendente sui danni da pirateria digitale nel nostro Paese, come invece effettuato di recente dalla Commissione Europea attraverso il Joint Research Centre".

Non meno importante il fatto che non siano stati valutati gli eventuali costi per i conti pubblici. Una struttura che si occupi di risolvere le controversie avrebbe a che fare con migliaia di casi all'anno. Insomma, mancherebbe un adeguato calcolo dei costi/benefici.

La richiesta quindi è prevedibile: rendere pubblico l'eventuale verbale dell'incontro tra Cardani e Confindustria; rispettare il ruolo del Parlamento; organizzare un'Audizione pubblica per dibattere sull'argomento.