L'EU si è accorta che l'avviso per i cookie è fastidioso, meglio tardi che mai

L'Unione Europea sta rivalutando la legge sui cookie, ammettendo che i banner dei cookie sono fastidiosi. La Commissione europea spera che le grandi piattaforme accettino un "impegno sui cookie".

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

In Europa i siti web devono farsi dare il consenso per l’uso dei cookie, ragion per cui ognuno di noi vede i relativi banner molto spesso. Da una parte è una buona cosa, perché ci offre un controllo maggiore (non tantissimo in verità) sulla privacy online, ma dall’altra quegli avvisi sono vissuti soprattutto come una seccatura

Ragion per cui le autorità dell'UE stanno valutando una revisione di questi meccanismi, con l'esito che potrebbe dipendere dalla conformità delle piattaforme principali.

Il Commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, ha recentemente dichiarato al quotidiano tedesco 'Welt am Sonntag' che la Commissione europea è consapevole di quanto siano fastidiosi i banner di consenso dei cookie e sta discutendo una soluzione. Ha affermato che, sebbene i siti web non possano più attivare i cookie senza informare gli utenti, ciò non dovrebbe trasformare la navigazione web in un'esperienza frustrante.

Negli ultimi anni, la maggior parte dei visitatori dei siti web si è imbattuta in banner o pop-up che richiedono il permesso per vari tipi di cookie, tra cui quelli essenziali per la funzionalità di base del sito, i cookie pubblicitari e altri. Fortunatamente, molti siti offrono una scelta semplice tra accettare tutti i cookie o bloccare quelli non essenziali. Tuttavia, numerosi siti richiedono più clic per rifiutare i cookie, spingendo i visitatori a optare spesso per il pulsante "consenti tutto" per comodità.

La Commissione mira ad alleviare la "stanchezza da cookie" garantendo che gli utenti comprendano la meccanica della pubblicità online e prendano decisioni informate sui propri dati. Una soluzione proposta è far sì che i siti web ricordino le preferenze dei visitatori, presentando il modulo di consenso solo una volta all'anno. Per farlo bisognerebbe usare un cookie, il che potrebbe sembrare paradossale ma sarebbe uno di quelli etichettati come essenziali e non invasivi. 

La commissione auspica che grandi piattaforme come Meta, X e altre si impegnino volontariamente a fornire informazioni trasparenti sull'uso dei cookie e evitare fastidi agli utenti. Si spera che siti più piccoli emulino questo approccio. A tal proposito, vale la pena sottolineare che Apple è stata tra le prime a bloccare il tracciamento di altre aziende sugli iPhone - cosa che ha finito, tra l'altro, per danneggiare Meta. 

Al momento, poi, l’economia digitale guarda con un po’ di preoccupazione al momento in cui Google Chrome bloccherà di default i cookie di terze parti, sostituendoli con un sistema di tracciamento interno al bowser stesso

L’aggiornamento di Google Chrome solleva più di una preoccupazione: da una parte Google avrà l’occasione di accentrare maggiormente un mercato in cui è già monopolista, finendo per ridurre tutte le altre aziende a suoi satelliti. Dall’altra Chrome - e di riflesso Microsoft Edge - diventerà un po’ meno versatile, e molte estensioni smetteranno di funzionare o funzioneranno peggio. 

Ciò è vero in particolare proprio per le estensioni che bloccano la pubblicità, grande protagonista di questo dibattito. 

La sfida è trovare l’equilibrio, poiché la pubblicità è fondamentale per far funzionare il web e in particolare il business model di Facebook e Meta, mentre altre aziende come Mozilla o Apple (o anche Microsoft) dipendono molto meno dalla pubblicità online. 

Sull’altro piatto della bilancia c’è la tutela della privacy, il cui peso sta finalmente iniziando a farsi sentire. Meglio tardi che mai, proprio come l’Europa che scopre solo oggi quanto i banner dei cookie siano irritanti.