Quante volte nella vita vi è capitato di avere una canzone o un motivo che si riproduce continuamente nella vostra testa? D'altronde, la musica ha il potere di generare una stimolazione unica e coinvolgente nel cervello, un fenomeno che gli scienziati stanno cercando di comprendere e replicare grazie all'intelligenza artificiale.
In uno studio recentemente pubblicato su PLOS Biology i ricercatori sono riusciti con successo a utilizzare la tecnologia per ricreare la canzone "Another Brick in the Wall, Part 1" dei Pink Floyd solamente attraverso l'attività cerebrale. Hanno adottato una tecnica chiamata ricostruzione dello stimolo, basandosi su sviluppi precedenti che avevano consentito ai ricercatori di ricreare una melodia simile a quella udita da un individuo.
I 29 partecipanti a questo studio soffrivano di epilessia farmacoresistente e avevano subito l'impianto chirurgico di elettrodi, disposti sotto forma di griglie o strisce intracraniche, per supportare il loro trattamento. I ricercatori hanno sfruttato questi elettrodi per registrare l'attività in diverse regioni uditive dei cervelli dei partecipanti, che elaborano aspetti musicali come testi e armonia, mentre i partecipanti ascoltavano attivamente il famoso brano dei Pink Floyd.
Gli scienziati hanno poi impiegato l'intelligenza artificiale per analizzare e ricreare una replica delle parole e dei suoni uditi dai partecipanti. Sebbene il risultato finale fosse un po' ovattato, la canzone risulta chiara per chiunque la ascolti - e potete verificarlo voi stessi -. Inoltre, i ricercatori sono ottimisti riguardo alla possibilità di migliorarne la qualità nei futuri tentativi.
L'esperienza uditiva ha principalmente coinvolto il lato destro del cervello dei partecipanti, in particolare nella girus temporale superiore, soprattutto quando veniva assorbita una musica unica. I ricercatori hanno inoltre scoperto che una zona del lobo temporale si attivava quando venivano riprodotte le sedicesime note della chitarra ritmica, mentre la canzone veniva suonata a un ritmo di 99 battiti al minuto.
Questa scoperta potrebbe fornire una maggiore comprensione del ruolo di questa area nel processo di elaborazione del ritmo. Inoltre, potrebbe contribuire al ripristino della capacità di linguaggio nelle persone che l'hanno persa a causa di condizioni come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Piuttosto che generare una risposta monotona e quasi robotica, una migliore comprensione di come il cervello elabora e reagisce alla musica potrebbe portare a protesi per il linguaggio parlato più naturali e fluenti.