L'UE bacchetta i motori di ricerca: occhio alla privacy

La Commissione Europea chiede ai motori di ricerca che facciano più attenzione nel gestire di dati personali degli utenti. Dovrebbe essere possibile fare ricerche in modo anonimo, ma oggi non è così.

Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La Commissione Europea ha chiesto ai grandi motori di ricerca più impegno per il rispetto della privacy. L'iniziativa è dovuta al "Gruppo di Lavoro Articolo 29", il cui lavoro è difendere i dati personali e assicurarsi che la privacy dei cittadini sia adeguatamente protetta.

Collegandosi a Internet ci si espone, è inevitabile.

Il gruppo ha quindi spedito una lettera alle tre più grandi aziende operanti nel settore della ricerca, cioè Google, Microsoft e Yahoo, e poi alla FTC (Federal Trade Commission, organismo di controllo statunitense) e a Viviane Reding, vicepresidente della Commissione con responsabilità sui diritti fondamentali e di cittadinanza.

I contenuti delle lettere sono semplici: alle aziende si chiede di fare di più per preservare la riservatezza dei dati appartenenti agli utenti. Il punto di partenza non è scontato: a oggi l'anonimato non è garantito. Le proposte d'intervento sono molte, dalla cancellazione degli IP ad una riduzione nel tempo di permanenza dei dati (oggi sei mesi, spesso superati), fino all'intervento di controlli esterni sull'operato dell'azienda.

Trattandosi di ricerca, la dicotomia riguarda direttamente i risultati: i dati raccolti e conservati minacciano la privacy dell'utente, ma servono a dare un servizio migliore. Risolvere il dilemma non è probabilmente una cosa semplice.

Le preoccupazioni sulla privacy sono sotto i riflettori da tempo,  come dimostrano le numerose critiche rivolte a Google e Facebook. Questi due nomi sono però solo i più importanti, e quelli che raccolgono il maggior numero di utenti. Tutte le altre aziende, in un modo o nell'altro, sono altrettanto suscettibili di critiche.

La vera domanda è però un'altra: quanto siamo disposti a concedere, in cambio di servizi più evoluti? Vale nella ricerca, ma non solo: ci sono i servizi offerti dagli smartphone, le interazioni sociali in rete, il commercio elettronico, la navigazione satellitare. Si potrebbe continuare a lungo.

Siamo di fronte ad una scelta molto difficile, tra una vita supermoderna, ma anche incredibilmente esposta, e una sicura, dove nessuno o quasi ci spia, ma menomata perché priva di gran parte dei servizi moderni. Voi cosa scegliereste?