Microsoft vara la coalizione contro i troll dei brevetti

Microsoft è impegnata in una causa che le potrebbe costare milioni di dollari. Ha quindi chiesto alla giustizia statunitense di rivedere il sistema usato per giudicare le violazioni, raccogliendo il sostegno di tutto il mondo della tecnologia.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Microsoft sta tentando di cambiare la normativa sui brevetti negli Stati Uniti e conta sull'appoggio di gran parte dei grandi nomi del mondo tecnologico. L'iniziativa nasce da una brutta esperienza vissuta in prima persona dall'azienda di Redmond: secondo il giudice Microsoft ha violato, con Office, la proprietà intellettuale della piccola i4i.

Troll dei brevetti, specie endemica dei tribunali. Si nutre di fondi altrui.

L'azienda è stata condannata a una multa di ben 290 milioni di dollari, al cambio 212,7 milioni di euro. A nulla è servito ricorrere in appello (Microsoft perde l'appello sui brevetti XML). Microsoft però ha anche fatto un'altra richiesta al giudice, che oggi assume una nuova rilevanza.

Per l'azienda di Redmond è infatti imperativo che sia rivisto il modo in cui si gestiscono queste cause. Le voci di Google, Apple, Intel, Yahoo, Dell, Facebook, HP, Toyota e altri si uniscono in uno solo coro: basta ai troll dei brevetti!

L'idea è che l'accusato abbia almeno tanta forza nel difendersi quanta ne ha l'accusatore. Per farlo bisognerebbe cambiare il modo in cui si portano avanti i processi. In questi casi lo standard attuale parte dal presupposto che i fatti denunciati siano veri (a differenza dei processi civili e penali), e si vorrebbe passare a una più comune "presunzione d'innocenza".  

Allo stato attuale l'accusato di una violazione deve compiere grandi sforzi per dimostrare che un certo brevetto non è valido. È l'unico modo al momento per uscire da queste cause senza le ossa rotte. Se lo standard di prove necessarie fosse ridotto Microsoft e le altre aziende potrebbero difendersi più facilmente da accuse che spesso hanno l'unico obiettivo di far cassa, più che di proteggere una certa idea registrata.

Speravamo che questi fossero i peggiori nemici in circolazione - Clicca per ingrandire.

In questo modo per dimostrare l'invalidità di un brevetto sarebbero sufficienti prove "preponderanti" invece che "chiare e convincenti". Una differenza sottile, ma che avrebbe molto peso. Così d'altra parte, i titolari di brevetto sarebbero meno protetti. Un rischio che le aziende, a quanto pare, sono disposte a correre.

I sostenitori della petizione di Microsoft (PDF), come dicevamo, sono numerosi e ognuno ha preso una posizione ufficiale davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti. C'è un gruppo di docenti universitari (PDF), diverse aziende del settore (documenti PDF per Google e altri,  Facebook e altri, Intel, Yahoo, Apple), la CTIA Wireless Association (PDF) e altre associazioni (PDF).

Particolarmente rappresentativo inoltre il sostegno della Electronic Frontier Foundation, l'associazione che da anni si batte affinché i valori della privacy e l'interesse dei consumatori siano posti sempre al primo posto. (PDF della EFF).

Se la richiesta dovesse essere accettata dalla Corte Suprema, Microsoft potrebbe ancora risparmiarsi la multa.