Movimento 5 Stelle: altre mail rubate diffuse al pubblico

Le mail di altri tre parlamentari del M5S sono state pubblicate online, in un pacchetto di oltre 4 GB. La Polizia Postale sta indagando, ma per ora la vicenda è ancora avvolta nel mistero.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Altri parlamentari del M5S si sono visti pubblicare le proprie email online. Sono Massimiliano Bernini, Tancredi Turco e Stefano Vignaroli le nuove vittime dell'operazione, che questa volta è passata direttamente dall'account Twitter di ParAnoia e dal relativo sito web (al momento irraggiungibile). Nella trappola è caduto anche un certo Filippo Baloo, che non è tuttavia un parlamentare eletto.

Dei cosiddetti "hacker del PD" non c'è traccia ufficiale stavolta, ma è lecito pensare che la mano sia la stessa che lo scorso 24 aprile aveva fatto scalpore con il furto ai danni di tutti i parlamentari del Movimento 5 Stelle. Erano stati pubblicati solo i messaggi della deputata Giulia Sarti, che aveva prontamente denunciato la cosa alle autorità competenti.

Qualcuno ricorderà poi che in un primo momento si era pensato a un coinvolgimento di Anonymous, ma nelle ore successive è emerso con chiarezza che gli hacktivisti non hanno nulla a che vedere con l'operazione. Si tratta con ogni probabilità di un gruppo indipendente, che persegue un proprio obiettivo politico. Per quanto se ne sa ora, la richiesta è la stessa: se il M5S vuole mettere fine alla pubblicazione di mail riservate, dovrà pubblicare "redditi e patrimoni di Giuseppe Grillo e Gianroberto Casaleggio" e il "dettaglio dei ricavi derivanti dal sito www.beppegrillo.it e correlati".

È difficile al momento definire con chiarezza la situazione. "Gli hacker del PD" sono semplicemente scomparsi dalla circolazione, e il loro account Twitter è fermo al 24 aprile scorso. Qualcuno credeva che la questione fosse chiusa, ma l'attività recente di ParAnoia indica che chiaramente non è così.

Impossibile dire chi siano esattamente le persone che hanno sottratto e diffuso le email, quindi. L'unica certezza è che gli attacchi a mezzo informatico sono ormai una realtà a cui i poteri di tutto il mondo devono abituarsi. Da non confondere con l'uso della Rete per la diffusione dell'odio, un problema con cui sta avendo a che fare per esempio la presidente della camera Laura Boldrini.  

I furti digitali fanno venire il mal di testa

Che si tratti di xenofobia o di furto di dati, un crimine resta tale anche se compiuto tramite la rete, e non c'è nulla di male nel volere strumenti adatti ad affrontare la situazione. Attenzione però, perché sull'altro piatto della bilancia c'è la libertà di espressione, che va protetta con la tessa determinazione, forse anche di più. Un bilanciamento difficile da mantenere, ma per fortuna abbiamo politici che di equilibrismo ne sanno parecchio.