Neutrini più veloci della luce? Forse, ma per ora mica tanto. Dopo l'esperimento svolto in collaborazione tra il CERN e l'Istituto nazionale di fisica nucleare, in cui dei neutrini di tipo muonico hanno viaggiato - almeno così sembrerebbe - oltre la velocità della luce (più di 300 mila chilometri al secondo, arrivando a destinazione 60 nanosecondi prima del previsto), gli scienziati di tutto il mondo hanno dato il via ai loro studi, senza però per ora arrivare a confermare quei risultati. Forse i 30 che non hanno firmato la ricerca lo intuivano fin dall'inizio che non sarebbe stata cosa facile.
Certo, siamo solo all'inizio, e ci saranno sicuramente altre riproposizioni dell'esperimento in varie parti del mondo. Le teorie contemporanee sembrano tuttavia tenere. Sono stati pubblicati decine di studi e osservazioni per avanzare ipotesi su un risultato tanto strano. Suggerimenti che potranno aiutare a capire se il team di scienziati ha sbagliato qualcosa oppure ha fatto tutto a dovere.
Il professor Antonio Ereditato, a capo del team del Gran Sasso che ha realizzato l'esperimento
Carlo Contaldi, fisico di stanza all'Imperial Collage di Londra, suggerisce che nelle loro equazioni i colleghi potrebbero non aver tenuto conto della gravità e dei suoi effetti sugli orologi usati per rilevare il tempo di partenza e arrivo del fascio di neutrini. Il grado di gravità tra il Laboratorio del Gran Sasso e il CERN di Ginevra è differente e perciò uno degli orologi potrebbe aver funzionato leggermente più rapidamente dell'altro, portando a una rilevazione scorretta.
Per rilevare con precisione la velocità dei neutrini il CERN si è avvalso di orologi atomici (TTD, Time-Transfer Device) capace di dare risultati migliori rispetto agli orologi GPS. Questo tipo di configurazione sperimentale, a detta di Contaldi, potrebbe introdurre nei calcoli tre "distorsioni di tempo relativistiche" che devono essere corrette.
Il Laboratorio del Gran Sasso è all'interno della montagna, un aspetto da tenere presente nei calcoli
Gli studiosi Andrew Cohen e Sheldon Glashow ritengono che se i neutrini avessero davvero viaggiato oltre al velocità della luce, avrebbero dovuto irradiare particelle nella direzione da cui sono stati sparati, lasciando dietro di loro una scia rilevabile, a causa del trasferimento di energia che si dovrebbe verificare tra particelle che si muovono a differenti velocità . Poiché i ricercatori non hanno osservato nulla di simile, ne consegue che i neutrini non hanno viaggiato a velocità superluminale e quanto riscontrato è necessariamente dovuto ad altro, probabilmente un errore nelle rilevazioni.
Insomma, ancora oggi ci troviamo nel campo più ampio delle ipotesi, e per ora nessuno si è trovato concorde con le rilevazioni del team che ha svolto l'esperimento, sia teoricamente che sperimentalmente. Purtroppo però tutte le approssimazioni fatte non portano a colmare o a ridurre nettamente quel gap di 60 nanosecondi che separa i neutrini del Gran Sasso dalla velocità della luce.
Chi avanza perplessità però potrebbe essere smentito. Il team di ricercatori potrebbe facilmente rispondere sul tema della gravità , mentre visto che ci troviamo davanti a un fenomeno sconosciuto, non è detto che per forza di cose i neutrini debbano lasciare una traccia. Se così non fosse sarebbe un altro colpo a diverse teorie fisiche attuali.
"Le idee proposte finora puntano molto sull'esistenza dei cosiddetti neutrini sterili", ha dichiarato Giovanni Amelino-Camelia, fisico teorico dell'università La Sapienza di Roma a La Repubblica. "Se già i neutrini normali interagiscono poco con la materia, quelli sterili riducono questa interazione a zero, e ci aprono le porte a un mondo di nuove possibilità . Una di esse è che queste particelle siano le uniche, o quasi, a poter accedere ad altre dimensioni spaziali che per noi restano invisibili".
Fabrizio Tamburini e Marco Laveder dell'università di Padova citano le teorie di Ettore Majorana, fisico teorico italiano vissuto nella prima parte del 1900. "Rileggendo i suoi appunti di circa 80 anni fa mi sono convinto che la sua teoria non è in disaccordo con i dati di Opera. L'idea di Majorana prevede infatti che i neutrini possano avere massa immaginaria. Sarebbero dunque svincolati dai limiti imposti dalle equazioni della relatività e potrebbero viaggiare più veloci della luce".
Gian Giudice, fisico teorico del CERN, è anch'esso scettico. "Non riusciamo a dare un senso a questo dato. Anche ammettendo che la misura di Opera sia giusta, un neutrino più veloce della luce dovrebbe decadere, e decadendo perdere energia. Ma il rilevatore del Gran Sasso non osserva questa perdita. Si tratta di un dato incompatibile con se stesso. Per spiegarlo dovremmo smantellare troppe leggi della fisica a noi note, ed entrare nelle sabbie mobili".