Ebbene sì, anche nel vasto panorama dello spionaggio internazionale, le strategie di comunicazione clandestina hanno spesso raggiunto livelli di creatività sorprendenti. Un caso emblematico, emerso recentemente grazie al lavoro di un ricercatore indipendente, rivela come la CIA abbia utilizzato un innocuo sito per fan di Star Wars come piattaforma segreta per comunicare con le proprie spie all'estero. StarWarsWeb.net, all'apparenza un comune portale dedicato alla saga galattica, completo di citazioni di Yoda e notizie sui videogiochi come Battlefront 2, nascondeva in realtà un sofisticato sistema di login che si attivava inserendo una password specifica nella barra di ricerca, aprendo così un canale sicuro con i responsabili dell'agenzia americana.
La scoperta di questa insolita operazione di intelligence non è frutto di una fuga di notizie interna, ma del meticoloso lavoro di Ciro Santilli, un ricercatore indipendente con una particolare attitudine per l'esplorazione degli angoli più remoti del web. Intervistato da 404media, Santilli ha raccontato come la sua indagine sia partita da un articolo di Reuters del 2022 intitolato "America's Throwaway Spies", che menzionava alcuni domini sospetti utilizzati per operazioni coperte.
Armato principalmente di strumenti open-source, competenze di sviluppo web e una notevole dose di pazienza, il ricercatore è riuscito a portare alla luce non solo il sito dedicato a Star Wars, ma centinaia di portali simili gestiti dalla CIA per scopi analoghi. Una vera e propria rete di siti-copertura disseminati strategicamente nel web degli anni 2010.
Il portale di Star Wars rappresentava solo la punta dell'iceberg. L'ecosistema di siti-copertura della CIA spaziava tra i generi più disparati: pagine dedicate alla commedia, portali sugli sport estremi e persino un sito per appassionati di musica brasiliana. Questa diversificazione non era casuale, ma studiata per adattarsi ai diversi contesti culturali in cui operavano gli agenti dell'intelligence americana.
Alcuni di questi siti erano chiaramente destinati a facilitare le comunicazioni con spie operanti in paesi come Iran e Cina, dove la scoperta di tali canali ha portato a conseguenze devastanti, culminate nell'esecuzione di numerose fonti della CIA tra il 2011 e il 2012. Altri portali sembravano invece rivolti a operazioni in nazioni alleate come Francia, Germania, Spagna e Brasile, sollevando interrogativi sulla portata delle attività di spionaggio americane anche in territori amici.
L'elemento più sorprendente di questa storia è forse la scarsa attenzione ai dettagli tecnici che ha caratterizzato l'implementazione di questi siti. Secondo quanto riportato sia da Santilli che dall'inchiesta di Reuters, molti dei portali presentavano errori grossolani nella loro realizzazione: utilizzo sequenziale di indirizzi IP, riutilizzo di modelli e altri elementi facilmente rintracciabili che, una volta identificato un sito, rendevano relativamente semplice scoprire gli altri.
Questa negligenza tecnica si è rivelata fatale per numerosi agenti sul campo. I servizi di controspionaggio iraniani e cinesi, infatti, sono riusciti a individuare il pattern comune a questi siti già oltre un decennio fa, sfruttando proprio queste falle per smantellare sistematicamente le reti di informatori americani nei loro paesi.
Oggi, a quindici anni di distanza, questa storia di spionaggio digitale rappresenta ormai un capitolo chiuso della storia dell'intelligence. Come ha osservato lo stesso Santilli, grazie a strumenti come la Wayback Machine, questi siti sono diventati "come un museo" virtuale, accessibile a chiunque voglia esplorare questo curioso capitolo dell'attività clandestina americana.
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