Non comprate gli occhiali che filtrano la luce blu, scientificamente sono una fregatura

Uno studio condotto da numerosi gruppi di ricerca, suggerisce di non comprare lenti per la luce blu e tenervi i soldi in tasca.

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a cura di Andrea Maiellano

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La filtrazione della luce blu proveniente dagli schermi, attraverso l'uso di lenti specifiche applicate alla montatura degli occhiali, pare non essere efficace, secondo una ricerca condotta dall'Università di Melbourne.

La luce blu in questione, difatti, è presente tra lo spettro visibile della luce (più precisamente tra i 380 e i 440 nm) ed è emessa da dispositivi come computer, tablet e smartphone. Si ritiene che l'esposizione eccessiva a questa luce possa causare problemi come disturbi del sonno, mal di testa e persino danni oculari come la maculopatia (ovvero la progressiva degenerazione a livello di retina, membrana di Bruch e coroide).

Per affrontare questa problematica, molti produttori di lenti offrono occhiali con lenti progettate per bloccare la luce blu. Tuttavia, una ricerca australiana, condotta in collaborazione con dei gruppi di ricerca di altre università, ha analizzato 17 studi diversi che esaminavano i presunti benefici di queste lenti.

I risultati sono stati sorprendenti: non è emersa alcuna prova scientifica che confermi l'efficacia di tali soluzioni, né per quanto riguarda la salute degli occhi, né per quanto concerne la qualità del sonno. Di conseguenza, il gruppo di ricerca ha sconsigliato l'acquisto di queste lenti, definendoli inutilmente dispendiose.

La ricerca, nel caso la voleste conoscere più nel dettaglio, ha coinvolto dati provenienti da 17 studi condotti in sei paesi diversi, i quali presentavano campioni di partecipanti che variavano da 5 a 156 persone. In ognuno di questi studi è stato notato che il periodo di utilizzo degli occhiali è stato relativamente breve (si spaziava da un giorno a un massimo di cinque settimane) il che, secondo i gruppi di ricerca, ha reso praticamente impossibile trarre conclusioni, concrete, sui benefici dati dall'utilizzo di queste lenti sul lungo termine.

Come sottolineato dalla dottoressa Laura Downie, a quale ha diretto i vari gruppi di studi, cinque settimane, per quanto possano sembrare un periodo di tempo abbastanza lungo, in realtà non sono sufficienti, per quanto concerne l'oftalmologia, per poter mostrare in un soggetto dei miglioramenti, o dei peggioramenti, concreti.

La dottoressa appunta, inoltre, che la luce blu artificiale emessa dagli schermi costituisce solo una piccola parte rispetto a quella naturale a cui l'occhio è esposto durante il giorno e che viene comunque filtrata perifericamente dagli occhi mentre si guarda uno schermo di dimensioni comuni. Infine è stato studiato che la stragrande maggioranza delle lenti che asseriscono di bloccare la luce blu, in realtà ne filtrano solo una percentuale una percentuale molto bassa (15-25%)

Per ottenere una reale, e maggiore, protezione dalla luce blu, infatti, si dovrebbero utilizzare delle lenti color ambra, le quali, però, obbligherebbero a sacrificare la resa cromatica, divenendo una soluzione indubbiamente poco interessante per chi ha realmente bisogno di una protezione mentre lavora per ore di fronte a uno schermo.

In definitiva, questa ricerca mette seriamente in discussione l'utilità delle attuali lenti per la luce blu, suggerisce che ulteriori, e prolungati, studi siano necessari per valutarne veramente l'impatto sulla salute visiva a lungo termine e suggerisce ai compratori di tenersi i soldi in tasca, almeno per il momento.