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Nuova legge ammazza-blog: rettifica zitto e mosca

Stefano Dambruoso di Scelta Civica ha depositato un Ddl che introduce l'obbligo di rettifica per tutto il Web.

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Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

@Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 26/06/2013 alle 07:35 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:46
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Una nuova norma ammazza-blog (qui il testo) è spuntata nella proposta di legge di Scelta Civica per risolvere il problema della diffamazione a mezzo stampa. Sembra incredibile eppure è diventato uno sport parlamentare quello di inciampare sempre su blog e siti amatoriali.

Il deputato Stefano Dambruoso ha firmato un testo che è stato depositato il 6 giugno e assegnato lo scorso venerdì alla Commissione Giustizia. Di fatto la proposta è simile a quelle già viste negli ultimi anni, e quindi contraddistinta dai medesimi difetti. Per altro in Commissione sono ancora arenate quelle di Costa e Gelmini.

"[...] per i siti informatici, ivi compresi i blog, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate entro quarantotto ore dalla richiesta, in testa alla pagina, prima del corpo dell'articolo, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono", si legge nella proposta sottoscritta da altri 13 deputati centristi.

Fine delle trasmissioni

Al solito si parla della possibilità per chi si ritiene offeso di poter domandare rettifica senza passare da un collegio giudicante. Chi non dovesse rispettare l'obbligo di pubblicazione della rettifica rischierebbe una multa tra gli 8mila e i 16mila euro.

Il lato divertente della vicenda è che viene esteso l'obbligo anche alla stampa non periodica, quindi saggi e libri. In questi casi la rettifica dovrà essere pubblicata entro sette giorni dalla richiesta su due quotidiani a tiratura nazionale e nelle successive edizioni e ristampe. Per la stampa tradizionale invece è prevista la rettifica "senza commento". Il reato di diffamazione a mezzo stampa però non prevederebbe più il carcere, ma  una multa compresa tra 5mila e 50mila euro.

"Dobbiamo introdurre un regime virtuoso in cui ciascuno sa qual è la sua parte di doveri e di responsabilità. E per far questo bisogna dare certezze altrimenti sono solo auspici che poi generano un contenzioso pletorico e caotico di cui fanno le spese tanto i blogger quanto il sistema giustizia, oltre che naturalmente i cittadini che hanno diritto a non vedersi diffamati su internet, con effetti talora drammatici sia sul piano personale che professionale", sostiene il deputato di Scelta Civica Dambruoso.

"Se l'obbligo di rettifica venisse percepito come una opportunità per le testate e i blog non vi è dubbio che sarebbero in pochi quelli che dopo una tempestiva pubblicazione della rettifica avrebbero interesse a una querela o ad una causa civile. Questo è l'obiettivo della proposta di legge, fuori da polemiche strumentali oltre che obsolete: la potenza dei blog e di internet oggi è nota a tutti, e negarla o ridurre l’attività dei blogger ad una scampagnata innocente inoffensiva sarebbe solo ipocrita e contro ogni realtà".

Qual è quindi il difetto di questa proposta di correzione legge sulla stampa del 1948? Semplicemente che oggi un qualsiasi personaggio in vista, azienda o politico, quando legge su un sito o un quotidiano qualcosa di sgradito fa spedire immediatamente una lettera dal proprio avvocato. A volte a ragione, molto spesso a torto; in ogni caso è una sorta di operazione di difesa meccanizzata. Domani la possibilità di ottenere una rettifica automatica senza una valutazione super partes di fatto imbriglierebbe il mondo dell'informazione.

Volete un esempio? Ogni volta che pubblichiamo una notizia sulle sanzioni delle Authority ci giunge una mail, una letterina o una telefonata da parte dei condannati. E lo stesso vale per quando ci occupiamo di condanne, abusi, inefficienze...

Nella maggior parte dei casi offriamo la possibilità alle aziende di esprimersi, magari pubblicando una loro nota. Altre siamo costretti a lasciare tutto nelle mani dei nostri consulenti legali.

Questa è la realtà. 

Domani toccherebbe schioccare i tacchi al primo squillo di telefono.

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