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a cura di Alessandro Crea

È ufficiale: alle prossime Olimpiadi che si terranno a Tokyo nel 2020 la sicurezza dell'evento sarà affidata almeno in parte alla tecnologia di riconoscimento facciale, soprattutto per quanto riguarda l'identificazione degli atleti e del restante personale direttamente coinvolto nell'evento, come staff tecnico, inservienti, operatori dei media etc. Nessun problema di privacy dunque per i comuni spettatori.

Il comitato olimpico pensava a questa soluzione già dal 2017 ma l'ufficialità è giunta soltanto ora. Le autorità infatti sono convinte che tale soluzione possa diminuire i tempi di attesa degli atleti a causa delle procedure di riconoscimento e soprattutto possa scoraggiare eventuali malintenzionati dal provare a intrufolarsi nelle zone riservate dopo essersi eventualmente procurati le credenziali necessarie.

tokyo 2020

‎"L'elemento chiave per la sicurezza dei giochi è evitare che persone non autorizzate o altri elementi entrino nei settori riservati. Tokyo 2020 utilizzerà un sistema di riconoscimento facciale automatico per le persone accreditate, una prima assoluta per un Olimpiade o Paralimpiade", ha dichiarato Tsuyoshi Iwashita, direttore esecutivo della sicurezza. "Questa nuova tecnologia permetterà un'identificazione più rigorosa delle persone accreditate rispetto al semplice utilizzo di personale di sicurezza e consente inoltre rapido accesso alle strutture".

Il riconoscimento facciale è già utilizzato a scopo di identificazione e sicurezza in diverse parti del mondo, ad esempio nell'aeroporto di Parigi, da alcune compagnie aeree al check in ed è in sperimentazione addirittura per l'accesso ai concerti, mentre in Cina è ormai utilizzato a fini di sicurezza pubblica e persino a scuola. Da noi però ci sono ancora diverse perplessità, come dimostra il recente caso della Polizia di Orlando che stava sperimentando una tecnologia Amazon. In Giappone utilizzeranno la soluzione messa a punto da NEC che, a detta del vice presidente Masaaki Suanuma ha un'affidabilità del 99,7 % ma che durante la Champions League dello scorso anno fu testata con scarso successo da parte della Polizia gallese, che parlò di oltre 2000 falsi positivi e appena 173 segnalazioni affidabili.

Fino al 2020 però da allora saranno trascorsi diversi anni e per giunta quella utilizzata nella Champions a quanto pare era una soluzione già datata. La sicurezza quindi dovrebbe essere sufficientemente garantita. O no?