Pagare per i quotidiani online? L'eresia vincente del NYT

Il sito del New York Times taglia il numero di articoli gratuiti e sembra confermare il successo del modello di business basato sugli abbonamenti. Da marzo 2011 è passato da 200mila abbonati a 480mila. La tariffa minima è di 15 dollari al mese.

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a cura di Dario D'Elia

Il sito del New York Times riduce il numero di articoli gratuiti, a dimostrazione che il modello di business basato sugli abbonamenti funziona. Il 18 marzo del 2011 avevamo fatto i migliori auguri alla nota testata newyorchese per la scelta di rendere a pagamento il suo sito; oggi possiamo affermare che l'esperimento sta funzionando. Sennò detta tutta sarebbe folle scacciare altri lettori, riducendo traffico e quindi i ricavi pubblicitari.

Da aprile il numero di articoli gratuiti fruibili mensilmente passerà da 20 a 10, dopodiché sarà obbligatorio pagare un abbonamento. In verità è già stato individuato un escamotage per aggirare la limitazione, ma è evidente l'intento della testata di rimanere parzialmente accessibile all'estero. Quel che conta però è che il modello di business basato sul pagamento di un forfait mensile sembrerebbe funzionare: il numero di abbonati per il NYT e l'International Herald Tribune ha raggiunto quota 454mila.

Il tempio dell'Informazione

"L'anno scorso è stato un anno di trasformazione per il Times quando abbiamo iniziato a far pagare per l'accesso digitale ai nostri contenuti", ha dichiarato il presidente e AD dell'editore The New York Times Company, Arthur Sulzberger Jr. "Oggi, quasi mezzo milione di persone pagano per i contenuti digitali tra del Times e IHT".

Difficile valutare se l'attuale tariffario sia economico: l'abbonamento base parte da 15 dollari al mese e include l'accesso al sito e alle applicazioni per smartphone. Quello da 20 dollari comprende l'accesso via tablet. Infine quello da 35 dollari sblocca ogni opzione.

C'è da credere che l'iniziativa sia vincente, anche se l'ultima analisi del professor Mark Perry della University of Michigan, ha confermato che i ricavi pubblicitari dei quotidiani nel 2011 sono crollati a 20,7 miliardi di dollari - praticamente uno dei livelli più bassi della storia del settore, leggermente meglio di quei 19,5 miliardi (stimati, in relazione all'inflazione) del 1951.

Ora bisognerà capire se quella degli abbonati digitali può essere una soluzione: i numeri dicono che da marzo 2011 il NYT è passato da 281mila a 481mila abbonati. Saranno sufficienti per il quotidiano più famoso del mondo?