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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Bojack Horseman è uno dei più controversi, stupefacenti e ammirevoli esempi di serie animata che possiate mai vedere. Con il suo mix di humor nero e introspezione, la "sit com" animata di Netflix arriva oggi alla sua quinta stagione, pronta, come non mai, a lasciarci in frantumi.

Prima che vi immergiate nella visione della nuova stagione, abbiamo quindi pensato di tirare un po' le somme cercando di rispondere alla più banale domanda dei nuovi spettatori: "perché dovrei cominciare a guardare Bojack Horseman?".

Arrivati alla quinta stagione, Bojack Horseman è ormai un must, un dato di fatto.

Lo show di Netflix ha calamitato attorno a sé una grande attenzione mediatica, un gran chiacchierare di voci, complice la sua immane bellezza, la sua potenza, la sua capacità di colpirci allo stomaco.

Bojack è così, è un pugno dritto al plesso solare, che lascia storditi e senza fiato. È la sintesi della condizione umana, che lascia intontiti e doloranti nel momento in cui ci si distacca gli uni dagli altri.

La terza e la quarta stagione, in particolare, ci avevano lasciati doloranti e tristi, chini su noi stessi a riflettere su tanti aspetti della vita che spesso si danno per scontati, in primis: il rapporto tra noi e il mondo che ci circonda.

La cosa meravigliosa è che un ragionamento simile, così profondo, è figlio di uno show fatto di animali parlanti, che per protagonista ha un cavallo che fa l'attore di sit-com (e non solo). 

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Attraverso il suo uso raffinato dei tempi comici, e la creazione di situazioni che finiscono spesso per diventare paradossali, Bojack Horseman riesce meglio di tanti altri show a raccontare dei patimenti del genere umano. Le fragilità, la paura, il distacco, sono solo alcuni dei tantissimi temi trattati dallo show, la cui verve resta sempre e comunque sopra le righe.

Le sue continue montagne russe tra disincanto, incanto e depressione sono forse l'esercizio più stiloso e complesso del serial, che riesce in tal senso a distribuire una morale che, per quanto comune, non è mai banale. La potenza degli insegnamenti di Bojack al suo pubblico sta proprio qui, in questa distribuzione tra risata e ritorno alla realtà. Un ritorno duro, freddo, quasi crudele.

Si ride per interi minuti e poi, quando si affianca alla risata una riflessione, questa impatta così prepotentemente sull'animo dello spettatore da lasciare spesso spiazzati, basiti, scioccati.

La visione di una stagione completa in binge watching, in particolare dalla seconda serie in poi, diventa quindi un'esperienza che trascende lo spettacolo, e che si trasforma invece in un viaggio per lo spettro emozionale in quella che, sostanzialmente, è una metafora colorata (e colorita) della vita.

L'amore, la perdita, il rapporto genitoriale, l'ambizione professionale: Bojack Horseman passa gran parte del tempo ad interrogarsi e interrogarci sui più condivisibili problemi della vita di tutti i giorni lasciandoci arrivare ad una morale che, il più delle volte, ha un risvolto tragico.

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"ci sono tanti vincitori nella vita di tutti i giorni, ma ancor più sconfitti."

Ancor meglio di serie animate che si sono poste (con innegabile successo) lo stesso obiettivo - pensiamo ai Simpsons - Bojack riesce a concretizzare una serie di pensieri e riflessioni sul mondo reale, sul quotidiano, che trascendono lo show e si concretizzano sullo spettatore. 

La cosa paradossale è che, nonostante l'avvento di una quinta stagione (online da ora su Netflix), una certa fetta di spettatori continua ad essere titubante nei confronti dello show, spaventata dalla sua volgarità, dalla sua proposta a base di animali antropomorfi e, soprattutto, dalla sua natura da cartone animato.

Archiviare uno show come Bojack Horseman attraverso il commento banale di "ennesimo cartone animato" è un errore. Il medesimo errore che in passato è stato fatto per show, apparentemente infantili, come Adventure Time, o per il più recente (ma adulto) Rick & Morty

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Volendo mettere da parte, per un attimo, una riflessione sull'evoluzione del cartoon, specie di quello per adulti, varrebbe la pena guardare Bojack Horseman già solo per il gran divertimento dovuto alla sua scrittura che, granitica, riesce senza remore a costruire un mondo complesso, articolato e ricco. 

In sole quattro stagioni, Bojack è stato capace di mescolare situazioni, di creare legami, e di strutturare i suoi personaggi, ad un livello tale da renderlo un'autentica primizia televisiva. 

Perché, dunque, dovresti guardare Bojack Horseman? Perché è come fare un viaggio in sé stessi, e venirne fuori con una profonda catarsi. Lo show non offre una soluzione ai problemi di tutti i giorni, ci mancherebbe, ma si spinge in una riflessione così profonda e consapevole da rendervi, senza possibilità di fuga, spettatori partecipi. Si tratta della versione televisiva, più moderna possibile, della classica tragedia greca, in cui i patimenti degli attori, dei personaggi, e l'attraversamento della follia che li circonda, sono la chiave attraverso cui lo spettatore raggiunge la consapevolezza.

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Non è detto che accada, ma in questo spettacolo c'è ogni buona premessa affinché le cose vadano in questa direzione. Bojack Horseman, in sostanza, non è uno show che crogiola lo spettatore in una sorta di comfort zone, anzi.

Rinnega ogni comodità, infrange qualunque barriera del comfort, e ci sbatte in faccia la realtà. Nuda, cruda, così piacevolmente conturbante. Bojack è catartico, terapeutico, nietzschiano, così meravigliosamente limpido nel parlare della natura umana, da lasciare, anche nello spetattore più inaridito, lo spunto per un pensiero che, magari, sarà il primo passo verso una nuova (e privata) riflessione sul mondo.

Che non è il mondo immaginato da Netflix, ma il vostro. Quello che vi circonda tutti i giorni, mentre lottate con le unghie e con i denti per la vostra personale consacrazione. 


Tom's Consiglia

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