Primi accordi sulla NGN italiana, ma non sui soldi

Il gruppo tecnico sulla NGN, formato dagli operatori e dal Governo, ha trovato un accordo sulle infrastrutture passive. Da decidere tutto il resto, compreso il sistema di investimenti e finanziamento.

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a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia, gli operatori alternativi e il Governo hanno raggiunto un accordo sul modello infrastrutturale per la NGN, ma purtroppo ancora nessuno ha parlato di soldi. Ieri il tavolo tra Governo e operatori TLC italiani ha funzionato a dovere, tanto che il viceministro allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni Paolo Romani ha rilasciato una nota incoraggiante.

Primo passo per la NGN

"Il gruppo tecnico (guidato dal ministero dello Sviluppo Economico- Dipartimento comunicazioni e costituito dai referenti dei principali operatori TLC nazionali) delegato ad effettuare i necessari approfondimenti tecnici, tecnologici, economici e finanziari per una più ampia e veloce diffusione delle Reti di accesso in fibra ottica ha definito il modello infrastrutturale di base (cavidotti, fibre ottiche spente, collegamenti verticali, permutatori ottici e collegamenti ottici per stazioni radio base) che dovrà essere punto di riferimento dell'attività che Governo, Enti locali e operatori prevedono di sviluppare congiuntamente'", ha sottolineato Romani. Insomma si parla di condividere le infrastrutture passive.

Già dalla prossima settimana sarà avviato il censimento delle "infrastrutture in fibra ottica presenti nel Paese e dei relativi piani di investimento per lo sviluppo delle stesse nei prossimi tre anni". 

"Tra due settimane sarà convocata la seconda riunione del Tavolo Governo Operatori con l'obiettivo di sancire i principi e le tappe necessarie per l'avvio concreto della partnership Pubblico-Privata che possa operare sulle infrastrutture passive necessarie alle reti di nuova generazione", ha aggiunto Romani. 

"Questa azione permetterà al sistema Paese di raggiungere gli obiettivi definiti dall'Agenda Digitale europea entro il 2020, ovvero che il 50 per cento degli utenti domestici italiani ed europei abbia attivato abbonamenti per servizi con velocità superiore a 100 Megabit".

"Attivare servizi" ovviamente non vuol dire averli realmente e soprattutto come dimenticare che Romani nel 2009 sosteneva (Audizione parlamentare) che entro la fine del 2012 tutti gli italiani avrebbero avuto la possibilità di connettersi a Internet a una velocità compresa tra 2 e 20 Megabit/s?