Pubblica Amministrazione digitale lenta e in ordine sparso

La Pubblica amministrazione deve ancora fare i conti con l'innovazione digitale, che va avanti ma lentamente e in ordine sparso, dice l'Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano. Solo nel 44% dei Comuni c'è già almeno un progetto di innovazione in corso. Bene invece la scuola: il 97% usa la firma digitale.

Avatar di Redazione

a cura di Redazione

La Pubblica Amministrazione italiana è ancora per molti versi analogica, anche se alcuni progressi sono stati fatti o messi in cantiere, dice l'Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano. C'è una forte frammentazione delle iniziative di innovazione, manca un coordinamento strutturato di progetti e investimenti e c'è scarsa capacità di fare rete tra gli enti locali, che mostrano difficoltà a stabilire partenariati per accedere ai finanziamenti europei e in pochi casi fanno riuso dei software tra le varie amministrazioni.

pubblica amministrazione digitale

L'Osservatorio ha esaminato il processo di semplificazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana consultando i responsabili delle funzioni degli 8.057 Comuni, delle 21 Regioni e Province autonome, dei 32 soggetti aggregatori e delle 8.675 scuole statali del paese. I temi: governance dell'innovazione, digitalizzazione dei front office e dei back office della pubblica amministrazione locale, pagamenti verso la PA, processo d'acquisto negli enti locali, scuole e Sportello unico per le attività produttive (Suap).

Dalla ricerca emerge che gli investimenti in innovazione digitale resteranno immutati nel 2017 per oltre il 60% degli enti locali e aumenteranno nel 30% dei casi. Solo nel 44% dei Comuni c'è già almeno un progetto di innovazione in corso e nel 22% una delega tecnica dedicata all'eGovernment. Appena il 17% ha partecipato a progetti finanziati con fondi diretti europei; chi non l'ha fatto trova difficoltà nello sviluppare un'idea progettuale (44%), gestire il progetto (32%), coordinare i soggetti costituenti il partenariato (29%).

Resta eterogenea la digitalizzazione dei servizi degli enti: solo il 4% dei Comuni è un vero Digital Champion, mentre il 35% è totalmente Non Digital, ma nei fatti il 30% della popolazione italiana non può interagire online con la pubblica amministrazione locale perché non ci sono servizi interattivi. Riguardo agli strumenti, però, la situazione è buona: il 79% degli enti dispone di un sistema di gestione documentale e il 71% di un sistema di conservazione digitale. Non si afferma comunque la pratica del riuso di software tra amministrazioni: il 64% degli enti che hanno sviluppato soluzioni informatiche non considera ancora questa possibilità.

dematerializzazione

È positivo invece il trend dei pagamenti digitali verso la pubblica amministrazione, grazie alla diffusione di pagoPA: nei primi mesi del 2017, su 21 Regioni e Province autonome, 18 si sono già proposte come intermediari tecnologici; tra gli enti locali solo il 9% non conosce ancora PagoPA (un anno fa erano il 67%) e il 59% ha aderito al Nodo dei Pagamenti-Spc.

Nel 25% dei Comuni è già possibile accedere al Fascicolo del cittadino per consultare la situazione debitoria. Non è omogenea invece la digitalizzazione degli Sportelli unici delle attività produttive: un canale web eÌ€ ormai diffuso nell'81% dei casi, ma nel 10% restano sistemi di ricezione delle pratiche allo sportello, solo nel 45% c'è un sistema di gestione documentale ed è ancora scarsa la diffusione del pagamento elettronico (21%).

È avanzata la digitalizzazione delle scuole, tutte dotate di connessione Internet: il 97% usa la firma digitale, il 70% degli istituti archivia digitalmente i documenti e utilizza un sistema di workflow automatizzato, il 90% ha attivo il protocollo digitale. Nei processi gestionali e organizzativi, solo il 4% delle scuole è poco o per nulla digitalizzata, il 39% è già Fully Digital.

"Gli enti locali stanno maturando una nuova concezione dell'innovazione come processo strutturato e non solo come una serie di progetti isolati, ma per un pieno sviluppo dell'eGovernment in Italia mancano ancora le competenze interne e la capacità di fare rete", afferma Giuliano Noci, responsabile scientifico dell'Osservatorio eGovernment.

Spid

"Gli ultimi mesi - ricorda - hanno visto la realizzazione e l'attivazione di grandi progetti strategici come Spid (Sistema pubblico per l'identità digitale) Anpr (Anagrafe nazionale della popolazione residente) e pagoPA, la pubblicazione del nuovo Codice dell'amministrazione digitale (Cad), del Codice degli Appalti, del Piano triennale dell'Informatica della PA: queste importanti iniziative rischiano peroÌ€ di faticare a raggiungere i propri obiettivi se gli enti locali saranno lasciati autonomi nella gestione del cambiamento. Per mettere a fattor comune risorse e competenze serve un sistema di governance dell'innovazione che favorisca la collaborazione tra enti".

A questo scopo è cruciale il ruolo del Team per la trasformazione digitale, la struttura commissariale istituita per supportare la Pa nel processo di digitalizzazione, che nel report dell'Osservatorio eGovernment ha raccontato il lavoro svolto nei primi mesi in particolare sull'Anagrafe nazionale della popolazione residente e su PagoPA, con indicazioni utili agli enti locali impegnati nel percorso di trasformazione digitale.

"Il 54% degli enti locali considera prioritario avere occasioni formative per migliorare le conoscenze sul digitale e la ricerca rivela come in ogni ambito sia cruciale l'acquisizione di nuove competenze, non solo tecniche, per consentire ai dirigenti pubblici di governare il processo di innovazione", dice Michele Benedetti, direttore dell'Osservatorio eGovernment.

"II nuovo Codice per l'amministrazione digitale - conclude Benedetti - introduce la figura del responsabile per la transizione digitale in ciascun ente ma non sarà sufficiente se le nuove figure non saranno coadiuvate da uno staff interno adeguato e da una community esterna di condivisione di competenze ed esperienze".