Quel gran casino del progetto fibra italiano

Il Governo ha approvato il piano di infrastrutturazione in fibra ottica, ma escluso lo scorporo di Telecom Italia. Intanto Metroweb attira Telecom e Vodafone, ma non bisogna sottovalutare l'interesse di Cassa Depositi e Prestiti e nonché di Wind-Infostrada.

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a cura di Dario D'Elia

Lo sviluppo della rete in fibra in Italia, per ora, più che essere avvolto da mistero è sotto una coltre di "nebbia di guerra". Dal 1896, grazie al libro "The Fog of War" del Colonnello Lonsdale Hale, si definisce proprio così quella condizione ambientale dove non si riesce a capire quale sia il posizionamento nemico e la sua consistenza. A meno che non ci si avvicini così tanto da sentirne il fiato.

Ecco fra governo, Cassa Depositi e Prestiti, Telecom Italia, Metroweb, Vodafone, Fastweb e adesso anche Wind-Infostrada non si capisce letteralmente nulla. L'unica possibilità è mettere in fila gli accadimenti. I fatti.

nebbia di guerra

Fog of war

Prima di tutto il grande dibattitto: scorporo della rete Telecom Italia. Al netto delle chiacchiere da bar, deciderà un giorno forse Telecom Italia. Anche il Governo, che mercoledì ha approvato il piano di infrastrutturazione in fibra ottica e di reti genericamente "aperte ed efficienti", ha escluso l'opzione della separazione coatta.

"Possiamo fare tanti interventi, ma se non si procede con lo scorporo in questo Paese cambierà poco e niente. C'è anche un problema di sicurezza nazionale: una rete privata può essere scalata da finanziatori esteri senza che ci possa essere un controllo dello Stato", ha commentato a caldo il deputato grillino Paolo Romano, sostenitore della mozione di scorporo.

Si può dibattere all'infinito sull'argomento ma vi sono almeno due dettagli di cui tener conto. Il primo è che in nessun paese europeo è stata intrapresa la strada dello scorporo come sognano i massimalisti; il secondo è che i più recenti studi di settore sostengono che è la competizione il miglior strumento per lo sviluppo della rete. Si legga ad esempio Access regulation, competition, and broadband penetration: An international study e The deployment and penetration of high-speed fiber networks and services: Why are EU member states lagging behind?, citati con puntualità dal Professor Vatalaro, docente di TLC all'Università di Tor Vergata, su Il Fatto Quotidiano.

Ovviamente l'approccio più liberista dovrebbe prevedere un Garante più elastico nei regolamenti e più duro nelle eventuali sanzioni. Qualcosa che in Italia fondamentalmente non si è mai visto, se non in rarissimi casi e settori.

Franco Bassanini

Questione Cassa Depositi e Prestiti. Sembra il comitato magie, ma si tratta semplicemente di una finanziaria italiana, partecipata per il 80,1% dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e per il 18,4% da diverse fondazioni bancarie. In caso di emergenze in Italia si tira in ballo la CdP. Quando la stessa Telecom Italia parlava di scorporo nel 2013, la Cassa presieduta da Franco Bassanini (già presidente di Metroweb) era la candidata numero uno per il matrimonio. L'ex monopolista avrebbe dovuto creare una nuova società di rete e CdP entrarvi acquisendo una consistente percentuale.

Oggi viene tirata in ballo di nuovo perché Metroweb (toh, di nuovo Bassanini), il secondo operatore in fibra d'Italia, interessa sia a Telecom Italia che a Vodafone – e in un certo senso anche a Wind-Infostrada. Cassa Depositi e Prestiti ha una partecipazione in F2i e controlla il Fondo strategico italiano, che rispettivamente per il 53,8% e 46,2% controllano a loro volta Metroweb. Inoltre come se non bastasse, non si esclude la possibilità che CdP acquisisca direttamente le quote di Metroweb in vendita da parte del fondo F2i per creare la tanto desiderata società per la rete in fibra ottica. Un giocatolo in cui entrerebbero volentieri tutti gli operatori nazionali, compresa Wind-Infostrada.

"Occorre formare un veicolo che comprenda tutti gli operatori e la CdP, che possa fare investimenti a lungo termine beneficiando anche delle risorse che, per la prima volta, il governo ha deciso di mettere a disposizione", spiega oggi l'AD Maximo Ibarra sulle pagine de La Repubblica

"Metroweb può essere il germe da cui partire per realizzare la partnership. Ma dovrebbe essere aperta a tutti i principali operatori della telefonia fissa e garantire parità di accesso e tariffe competitive agli attori del mercato. Solo così si può andare oltre le 20-30 città principali e raggiungere, invece, gli obbiettivi dell’Agenda Digitale (100 Mega all’85% della popolazione entro il 2020 e 30 Mega al restante 15%)".

Insomma, un soggetto pubblico-privato dove far confluire gli asset e con una governance a maggioranza qualificata e allargata.