"Quello che non uccide" ci sorveglia, ma per fortuna c'è Lisbeth Salander

"Quello che non uccide" di David Lagercrantz prosegue la saga Millennium di Stieg Larsson. L'autore non è lo stesso ma i protagonisti Lisbeth Salander e Mikael Blomkvist tornano a vivere in un crescendo di colpi di scena. È guerra aperta tra hacker etici e black hats.

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a cura di Pino Bruno

L'autore non è lo stesso ma la sua scrittura è buona e fluida. David Lagercrantz è riuscito a ridar vita a Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander. Il giornalista d'inchiesta e l'hacker etica appaiono credibili in "Quello che non uccide", quarto capitolo della saga svedese Millennium creata da Stieg Larsson e pubblicata dopo la sua morte. Compito non facile, le aspettative erano alte e tantissime le polemiche sulla "mercificazione" del lascito di Larsson. Invece l'operazione è riuscita e il paziente è salvo. Lagercrantz ha dimostrato di non essere un clone e ha proseguito la storia con una svolta ad alto contenuto digitale.

Quello che non uccide

Già, perché "Quello che non uccide" è un thriller permeato di cultura hacker. Quella buona e quella cattiva, perché così va il mondo. Ce lo hanno insegnato il Datagate, Julian Assange, Bradley Manning, Edward Snowden e tanti altri hacker sconosciuti, come quelli che hanno scardinato i segreti di Hacking Team. Un mondo reale in cui la fa da padrone la sorveglianza globale e c'è chi tenta di opporsi con le stesse armi. Non a caso uno dei momenti più coinvolgenti del romanzo di Lagercrantz è quando Lisbeth Salander hackera il computer del capo della security della NSA, Edwin Needham, per fargli apparire sul monitor il messaggio:

Chi sorveglia il popolo verrà sorvegliato dal popolo. C'è una fondamentale logica democratica in questo.

La guerra tra la rete di hacker etici capeggiata da Lisbeth e i black hats va avanti per centinaia di pagine, senza esclusione di colpi. I nerd più incalliti troveranno forse lacune e incongruenze nel confronto tra i linguaggi digitali, ma Lagercrantz ha usato due assi nella manica. Ha chiesto aiuto a uno degli esperti di sicurezza informatica più tosti, David Jacoby, Senior Security Researcher del Kaspersky Lab, e al matematico Andreas Strömbergsson dell'Università di Uppsala. La loro supervisione c'è e si vede.

Come tanti altri hacker, si serviva di Tor, una rete che faceva rimbalzare il suo traffico dati tra migliaia e migliaia di utenti. Ma sapeva che in quel caso nemmeno Tor era del tutto sicuro: l'NSA usava un programma chiamato Egotistical Giraffe in grado di forzare il sistema, perciò prima di sferrare l'attacco aveva lavorato a lungo per rafforzare ulteriormente le sue difese personali.

Nel romanzo ci sono anche pallottole vere, rapimenti, geni della ricerca sull'Intelligenza Artificiale, spie, poliziotti, criminalità organizzata e continui colpi di scena, consueti ingredienti di un buon thriller. Infine il tormentato rapporto di Mikael Blomkvist, giornalista vecchio stampo e con la schiena dritta, con l'etica professionale. Scelte sempre difficili e mai indolori. Un esplicito omaggio postumo di David Lagercrantz al grande reporter Stieg Larsson.

Se state per leggere "Quello che non uccide" – edito in Italia da Marsilio - non preoccupatevi quando arrivate alla fine. La puntata successiva arriverà presto. 

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