Raccolta rifiuti hi-tech, tanti numeri e aria fritta

Un consorzio svela che in sei mesi sono state raccolte 4 mila tonnellate di RAEE e si dice soddisfatto. Solo pochi mesi fa Greenpeace e il Centro di Coordinamento RAEE si dichiaravano non pienamente soddisfatti. La verità è che c'è tanta strada da fare.

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a cura di Manolo De Agostini

Il ritiro dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) in Italia è in crescita, ma è ancora presto per stappare lo champagne. A dispetto dei numeri, manca infatti una fotografia completa del fenomeno. Dal 18 giugno 2010 è in vigore il decreto "uno contro uno", che dà ai negozi il compito di ritirare i rifiuti elettronici dai propri clienti.

Al momento dell'acquisto di una nuova apparecchiatura elettrica, il consumatore può consegnare al rivenditore il proprio vecchio elettrodomestico. E il commerciante deve ritirarlo gratuitamente e smaltirlo nel rispetto delle norme. 

Il consorzio Ecolight - che lavora con oltre 3mila esercizi commerciali in tutta Italia - parla di "primi risultati significativi", con oltre 4mila tonnellate di rifiuti elettronici ritirate nel 2010. "Rispetto al periodo luglio-settembre, i quantitativi di Raee ricevuti dai negozi tra ottobre e dicembre sono raddoppiati. Solamente nel mese di dicembre sono state sfiorate le mille tonnellate". 

"La maggior parte dei rifiuti appartiene al raggruppamento R2 che raccoglie i grandi elettrodomestici come lavatrici, lavastoviglie e forni. Sono stati invece più di diecimila i televisori avviati al recupero. Ancora piuttosto basse le quantità dell'elettronica di consumo, ovvero piccoli elettrodomestici, computer, hi-fi e telefoni", ha scritto Ecolight.

Quattromila tonnellate è un bel numero da vedere scritto e da sentire, ma assolutamente privo di senso se non accompagnato da proiezioni, fatte sugli acquisti e sul potenziale di rifiuti elettronici non raccolti e correttamente smaltiti. 

Tutta questa euforia è un po' fuori luogo osservando le notizie dei mesi passati. Non più tardi di novembre l'ANCI, Federambiente, FISE UNIRE e Centro di Coordinamento RAEE, assieme a Confcommercio e Federdistribuzione, parlavano di ostacoli che frenavano la raccolta dei RAEE in Italia. Tra questi il mancato chiarimento di alcuni aspetti interpretativi fondamentali della normativa.

"Un'interpretazione non univoca di questo articolo (art.8  DM 65/2010) da parte delle singole Regioni, in materia di autorizzazioni, sta impedendo agli operatori della distribuzione - così come agli installatori e ai gestori dei centri di assistenza tecnica - il conferimento ai Centri di Raccolta Comunali dei RAEE dell'uno contro uno secondo le modalità semplificate previste dalla norma. Si tratta di un problema già più volte segnalato, che rischia di paralizzare un sistema che sta oggi raggiungendo importanti risultati".

"Secondo tutti i soggetti della filiera dei RAEE (Comuni, gestori dei servizi ambientali e degli impianti di trattamento, produttori e distributori) per superare questa impasse sarebbe sufficiente che il Ministero dell'Ambiente emanasse una circolare che chiarisca la possibilità di conferimento da parte della Distribuzione in tutti i Centri di Raccolta, indipendentemente dal tipo di autorizzazione con cui questi ultimi operano".

Sul finire di dicembre un'indagine realizzata da Greenpeace evidenziava come il 51 percento dei negozi esaminati - 107 negozi di elettronica, sparsi in 31 città italiane - non rispettava la norma (Negozi italiani fuorilegge sullo smaltimento hi-tech). 

L'associazione ambientalista aveva riscontrato anche che nel 63 percento dei casi l'informazione data ai clienti sull'iniziativa non era completa e nel 25 percento era stato rilevato un aumento dei costi di consegna dei prodotti nuovi, per compensare il ritiro dell'usato che doveva essere invece del tutto gratuito. 

Insomma, 4 mila tonnellate fanno una gran bella figura nel titolo di un giornale, ma quante altre migliaia sono andate perse per le inefficienze della catena di raccolta, delle leggi e la scarsa informazione fatta nei confronti dei cittadini? Ci piacerebbe saperlo, ma abbiamo come l'impressione che difficilmente quel dato salterà fuori.