Radar, il giornalista robot che riempie le prime pagine del Regno Unito

Radar è un'azienda britannica il cui robot giornalista è in grado di redigere report su argomenti di interesse generale, che spesso finiscono sulle prime pagine di tantissimi giornali in tutto il Regno Unito.

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a cura di Alessandro Crea

Migliaia di articoli ogni mese per centinaia di pubblicazioni in tutto il Regno Unito: uno sforzo sovrumano, non a caso realizzato da un giornalista che umano non è. Parliamo infatti degli articoli redatti da Radar (Reporters And Data And Robots), un'agenzia giornalistica automatizzata che produce notizie che spesso finiscono sulle prime pagine dei giornali.

Nel recente passato molti siti di notizie hanno già provato ad adottare soluzioni simili, ad esempio Bloomberg o Associated Press, ma si è sempre trattato di tecnologie in grado di scrivere solo report stereotipati, come quelli riguardanti i risultati sportivi o finanziari. Radar invece fa segnare un piccolo passo in avanti, essendo in grado di produrre sempre report stereotipati, ma su argomenti più generali, come ‎le ultime statistiche ufficiali riguardanti settori come sanità, criminalità, istruzione e alloggi.

Il funzionamento è semplice. Uno dei sei giornalisti umani che lavorano presso Radar scrive un "modello" semplice, con una formulazione adatta a diversi scenari, come ad esempio un aumento modesto, significativo o drastico della criminalità, poi con un semplice clic del mouse, il sistema crea diverse versioni della storia per ciascuna delle 391 zone del Regno Unito, utilizzando per ciascuna le statistiche specifiche per quella regione.

Nata come joint venture tra il servizio di stampa Press Association e la start-up di data journalism Urbs Media, Radar è stata lanciata nel 2017 con l'aiuto di una sovvenzione Google di 700.000 euro. L'obiettivo dichiarato è quello di riuscire a contrastare il calo di rapporti sulle condizioni di specifiche località. A causa infatti della diminuzione delle entrate pubblicitarie anche i reporter regionali sono diminuiti.

Non tutti però concordano con la bontà di questa soluzione. Sarah Kavanagh, senior campaigns and communications officer presso la National Union of Journalists, ha affermato ad esempio che, nonostante in generale la NUJ veda positivamente l'impiego di tecnologia in supporto all'attività giornalistica, l'adozione di questo tipo di tecnologie espone a potenziali rischi. Le aziende che detengono i giornali locali infatti potrebbero essere spinte a investire ancora di più su queste tecnologie, tagliando ulteriormente il numero di giornalisti umani impiegati nelle proprie testate.

"c'è chiaramente un ruolo per le IA nel supportare i giornalisti", ha dichiarato ‎David Ottewell, capo della sezione per il giornalismo dati dell'azienda, con sede a Manchester‎. "Il problema è capire dove è d'aiuto e dove invece sostituisce il processo di scrittura umano".