Rai e Sky, sigillo sulla separazione

Con la conferenza di ieri, disertata da Mauro Masi, la separazione tra Rai e Sky è ufficiale.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Ormai è fatta, l'accordo tra Rai è Sky è definitivamente saltato, e il discorso ufficialmente chiuso. Ieri c'è stata la conferenza stampa ufficiale, alla quale Mauro Masi, direttore della TV nazionale, non ha partecipato per problemi di salute, con buona pace di chi puntava su un colpo di scena di qualche tipo, o sperava di ottenere risposte.

Chiuso il sipario, restano le voci polemiche, come quelle di chi sostiene che i canali RAI in chiaro debbano essere sempre visibili, su tutte le piattaforme, e quelle che chiedono chiarimenti sulle motivazioni della scelta RAI, perché a prima vista sembra che sia Viale Mazzini a rimetterci di più.

Per Paolo Gentiloni (PD) l'annullamento della conferenza stampa di oggi è un chiaro segnale che la RAI ha qualcosa da nascondere, e Masi ha preferito evitare le domande dei giornalisti, anche perché ai consigli partecipa regolarmente. Gentiloni si spinge oltre, fino a prevedere addirittura la chiusura dell'intero pacchetto Raisat.

Hanno qualche perplessità anche i sindacati, che hanno intavolato un dialogo con la dirigenza RAI, per parlare di come gestire la liquidità ridotta, e cercare di limitare di "rischi di un declino inesorabile dell'azienda", dice l'associazione dei dirigenti. Una frase già di per sé piuttosto ambigua.

Difficile dire chi ci rimetta. Gli spettatori Sky non vedono più i canali Rai, ma l'azienda di Murdoch ha arricchito immediatamente la sua offerta, e presentato ulteriori piani di miglioramento, per evitare che si senta la mancanza dei canali pubblici. Chi invece vedeva la RAI tramite il decoder Sky, magari perché vive in una zona mal coperta dal segnale analogico o digitale terrestre, dovrà domandarsi per cosa sta pagando il canone, a questo punto.

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