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a cura di Alessandro Crea

‎"Testiamo nuove attrezzature tutto il tempo. Testiamo nuove armi, nuovi giubbotti, nuovi scudi, cose nuove per le auto della polizia. Ciò non significa che adotteremo ogni singolo prodotto. Vogliamo solo vedere se funziona". Taglia la testa al toro John Mina, il capo della polizia di Orlando, in Florida, sulla questione del presunto acquisto della tecnologia di riconoscimento facciale‎ di Amazon.

Il test non implica automaticamente l'adozione di una soluzione dunque, come in effetti è giusto che sia, inoltre Mina ha ribadito che attualmente il software è in grado di tracciare e riconoscere esclusivamente i volti dei sette ufficiali di polizia che si sono offerti volontariamente per il periodo di test. Purtroppo qualche crepa nella credibilità delle dichiarazioni c'è, dal momento che inizialmente il capo della polizia di Orlando aveva affermato che il software fosse installato soltanto nel proprio quartier generale, tranne dover ammettere dopo pochi giorni che in realtà anche tre telecamere del sistema IRIS, presenti nel centro della città, utilizzano lo stesso software, ma sempre con le stesse limitazioni.

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Al di là di questi fraintendimenti e forse di scelte comunicative poco felici, dettate da timori sulla reazione dell'opinione pubblica (che c'è stata comunque), resta il fatto che questa scelta ha già acceso il dibattito tra possibilisti e difensori a oltranza della privacy dei cittadini. ‎"Dopo aver ingannato la cittadinanza di Orlando, il dipartimento di polizia ha finalmente confermato che effettivamente sta utilizzando la tecnologia di riconoscimento facciale di Amazon, anche attraverso comuni videocamere pubbliche", ha commentato ad esempio Matt Cagle, avvocato della ACLU (American Civil Liberties Union), un'organizzazione nazionale. "Ora la palla passa ad Amazon. Smetterà di vendere tecnologia pericolosa al governo? O continuerà a compromettere la privacy dei clienti, mettendo in pericolo comunità di colore, manifestanti e immigrati, che sono già sotto attacco nel clima politico attuale?".

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L'argomento in effetti è assai delicato. Mentre i difensori delle libertà democratiche si preoccupano di eventuali abusi che portino a tracciare e schedare ad esempio manifestanti pacifici, il capo della polizia sostiene che la tecnologia aiuterebbe invece ad arrestare sospetti di omicidio e stalker‎ e che non utilizzerebbero mai la tecnologia per tracciare semplici cittadini. Un problema difficile da risolvere con un semplice dibattito tra posizioni opposte. Ancora una volta è dunque evidente che ciò che servirebbe davvero sarebbe un quadro normativo chiaro ed esaustivo su questi temi, in grado da fare da garante delle libertà, consentendo al contempo alle forze dell'ordine di usufruire di tecnologie avanzate per la lotta al crimine.