Riconoscimento facciale negli aeroporti USA per scovare chi è rimasto più del dovuto

L'autorità statunitense per la protezione delle frontiere sta pensando di utilizzare tecnologie di riconoscimento facciale per i passeggeri aeroportuali in uscita dal Paese, in modo da scovare chi eventualmente vi è rimasto più di quanto consentito dal visto.

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a cura di Alessandro Crea

Il riconoscimento facciale presto potrebbe essere impiegato non soltanto per sveltire le pratiche di imbarco per i passeggeri aeroportuali all'ingresso di una nazione, ma anche per scoprire chi, tra i passeggeri in uscita, vi si è intrattenuto più di quanto consentito dal proprio permesso di soggiorno. A pensare a questa soluzione è la statunitense CBP (Customs and Border Protection), la maggiore tra le forze dell'ordine per la sicurezza delle frontiere che espleta servizio di polizia di controllo doganale e di transito presso i varchi di confine nazionali.

A quanto pare infatti sono oltre due decenni che le autorità sono in cerca di un modo efficace per tenere sotto controllo gli stranieri in partenza, soprattutto per quanto riguarda quelli che non hanno eventualmente rinnovato il visto e le tecnologie di riconoscimento facciale offrirebbero ora la soluzione tanto attesa.‎

Il sistema è semplice: i passeggeri vengono fotografati prima della passaggio al gate di imbarco e l'immagine viene analizzata per trovare analogie con quelle catturate all'ingresso o rilevate dal passaporto o dai documenti del visto. ‎Se l'immagine corrisponde e le informazioni su file sono corrette, il sistema crea un record di uscita, altrimenti i funzionari del CBP effettueranno i controlli di routine.

‎Dallo scorso autunno, in via sperimentale, le prime telecamere per lo screening dei passeggeri in uscita sono attive in 15 differenti aeroporti statunitensi e il sistema, testato su più di 15.000 voli, ha già identificato ben 7.000 viaggiatori che visti irregolari. Secondo la CBP durante il 2018 sarebbero stati ben 666.582 i passeggeri con documenti non in regola e epr alcuni anni hanno addirittura costituito una cifra maggiore degli immigrati privi di documenti entrati illegalmente nel Paese.

Le preoccupazioni dei critici riguardano ovviamente la privacy e l'eventuale uso che sarà fatto dei dati, ma la CBP sostiene che tutti i dati sono cifrati e conservati solo per un breve periodo di tempo. ‎