Ringraziamenti e liberatoria

Si parla molto di coding nelle scuole elementari. Tom's Hardware ha partecipato, insieme con i bambini, a una lezione nell'Istituto Comprensivo Montello-Santomauro di Bari, per scoprire com'è la programmazione vista con gli occhi degli scolari.

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a cura di Pino Bruno

Se, come qualcuno afferma, il coding può diventare un pilastro sulla strada della nuova alfabetizzazione, non è sufficiente l'entusiasmo di insegnanti e scolari. È necessario che diventi materia di studio del curriculum scolastico e che le scuole siano dotate degli strumenti didattici indispensabili, a cominciare dall'accesso a Internet.

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Il cronista di Toms' Hardware è tornato sui banchi di scuola

Ieri, come abbiamo scritto, il governo ha presentato un piano da un miliardo di euro, da raggiungere entro il 2020, per ammodernare le nostre scuole, con l'obiettivo di renderle più digitali, formare gli insegnanti e introdurre la programmazione nelle classi. È un positivo passo in avanti. Quanto alla programmazione, scrive La Stampa, l'anno scorso alle attività di avviamento al coding incluse nel progetto del Ministero dell'Istruzione hanno partecipato oltre 16.000 classi, quasi 310.000 studenti e 5.000 insegnanti. L'obiettivo per l'anno scolastico in corso è raggiungere 1 milione di studenti e, nell'arco di cinque anni, arrivare a 3 milioni.

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Si tratta di percentuali ancora basse, se si pensa che Estonia, Francia, Spagna, Slovacchia e Gran Bretagna hanno integrato il coding nella scuola primaria, mentre Belgio, Finlandia, Polonia e Portogallo hanno in programma di farlo (dati: Euractiv; European Schoolnet). Tra i Paesi che hanno introdotto il coding nel curriculum scolastico nazionale fin dal settembre 2014 c'è la Gran Bretagna, dove si fanno lezioni già a bambini di 5-6 anni, che imparano cosa sono gli algoritmi e iniziano a creare semplici programmi. A 10 anni, secondo il curriculum nazionale, dovrebbero sviluppare applicazioni per il mobile.

Servono investimenti e serve aiuto concreto agli insegnanti che promuovono le iniziative, ma soprattutto è necessario che la Scuola e le famiglie comprendano che il coding è sì un gioco ma molto, molto serio. Nessuno pensa che i bambini da grandi debbano diventare programmatori di computer, ma siamo certi che l'apprendimento della logica computazionale li aiuterà a risolvere i problemi e a fare qualsiasi mestiere.  

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Fotografie e video che ritraggono i bambini hanno la liberatoria alla pubblicazione, concessa da Scuola e familiari. Ringraziamo per la disponibilità e la collaborazione la dirigente scolastica Anna Lia Minoia, gli insegnanti Maria Grazia Fiore, Angela Pupillo e Grazia Ungaro, i tutor volontari di HP Enterprise Valeria Iannone, Maria Grazia Priore, Sergio Scalise e Benedetta Urbano.  

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