Telecom Italia scorpora. Telecom Italia non scorpora. Questa è la prima nenia fatta per perdere il sonno. Da giugno l'incumbent è in trattativa con la Cassa Depositi e Prestiti per creare un Operatore di accesso all'ingrosso di rete fissa, ma le ultime indiscrezioni lasciano intendere che non se ne farà nulla. Il 6 dicembre il consiglio di amministrazione di Telecom dovrebbe fare chiarezza sul futuro, ma potrebbe anche decidere di mettersi alla cappa come le barche a vela in tempesta. Quindi semplicemente stare ferma in attesa che le condizioni migliorino.
Ma cos'è cambiato esattamente nelle ultime ore? Intanto si è scoperto che il magnate egiziano Naguib Sawiris sarebbe pronto all'aumento di capitale di 2/3 miliardi di euro a patto che Telecom mantenga il controllo della rete di accesso. Il Faraone è convinto che sia un asset irrinunciabile. Fino a poco tempo fa anche il presidente Franco Bernabè la pensava così, ma nella speranza di ottenere maggiore libertà operativa si è lasciato tentare dall'opzione di scorporo.
Navigazione d'altura
Com'è risaputo l'ex monopolista è condizionata nelle scelte strategiche dai veti dell'Antitrust e dalle indicazioni tariffarie dell'AGCOM. In verità i Garanti le hanno sempre lasciato la briglia lunga, a volte anche in contrasto con Bruxelles. Da quanto però il vento politico è cambiato sono scomparsi gli ammortizzatori e i filtri che regolavano i rapporti con la Commissione Europea. La fortuna di Telecom Italia è che la crisi economica ha convinto la UE a mollare la presa e mettere fine al progressivo taglio programmato delle tariffe del rame. Il parere del commissario europeo per l'agenda digitale Neelie Kroes è che questo dovrebbe favorire gli investimenti sulla fibra. Inoltre sembra che i recinti antitrust possano diradarsi con un semplice potenziamento del progetto Open Access, senza aver bisogno di arrivare allo scorporo.
Open Access, giusto per ricordare, è la divisione autonoma di Telecom Italia che gestisce la rete di accesso del Gruppo. È stata inaugurata nel 2008 per migliorare l'efficienza, sviluppare l'innovazione, ridurre i costi e dare maggiore trasparenza alla rete. Il modello ha avuto grande successo nel Regno Unito, ma in Italia l'organo di vigilanza della struttura forse non è stato abbastanza all'altezza. D'altronde se oggi parliamo di scorporo è anche perché l'Open Access pensato nel 2008 ha fallito.