Un abbonato ADSL che usa servizi VPN e genera grande traffico online probabilmente viola le norme sul copyright, scaricando materiale pirata. Questa è la tesi di BBC, che recentemente si è lamentata con il Governo australiano del problema pirateria che affligge i suoi 4 canali a pagamento.
Dalla presunzione di innocenza si è passati alla presunzione di colpevolezza. Va bene che l'Australia è agli antipodi ma la prestigiosa televisione britannica forse si è spinta oltre. Nel documento redatto per l'autorità viene esplicitata la richiesta di adottare nuove misure anti-pirateria.
Nessuno lo nomina ma il pensiero corre a Mega
L'indirizzo di massima è che bisognerebbe puntare su una maggiore collaborazione fra Internet provider, detentori dei diritti di copyright e piattaforme di distribuzione. Gli ISP su tutti dovrebbero monitorare l'attività dei propri clienti e adottare un sistema di alert che avverta gli utenti delle (presunte) violazioni. BBC sostiene che l'azione "educativa" sia fondamentale. Dopodiché sarebbe bene nei casi estremi poter sconnettere i clienti che proseguono nell'attività pirata.
Insomma, anche in questo caso si parla di un sistema di notifica graduale: prima ti avverto, poi ti bastono.
Private network (VPN) e proxy server, ovvero gli strumenti più usati per celare le proprie attività online, sono considerati da BBC sospetti e pericolosi.
"È ragionevole che gli ISP vengano obbligati a monitorare i comportamenti degli utenti che risultano sospetti e indicativi di una condotta atta a violare il copyright", scrive BBC. "Questi comportamenti posso includere l'uso illegittimo da parte degli utenti di strumenti di offuscamento in combinazione con alti volumi di download".
Da rilevare che in queste ultime settimane tutti i protagonisti del settore hanno sottoposto al Governo australiano le rispettive proposte di riforma. Se da una parte le Major di Hollywood condividono pienamente la posizione di BBC, gli ISP locali si sono dimostrati collaborativi ma cauti sull'eventuale controllo degli utenti.
I colossi hi-tech, come ad esempio Google, Facebook e Microsoft, invece si sono opposti duramente. A loro parere sarebbe bene intervenire sui motivi del successo della pirateria. Insomma, perché non si lavora per abbassare i prezzi e rendere più accessibili i contenuti legali? Perché non si interviene sui periodi finestra di distribuzione? Perché non si risponde alle esigenze dei consumatori?
Il crescente successo dei servizi di streaming online dovrebbe insegnare.